Miami, i porti italiani e i loro problemi
L’interesse dei dirigenti Usa per i collegamenti cargo ma specie per le crociere

Bill Johnson e Giuliano Gallanti
GENOVA – Il mega-porto di Miami, che peraltro va considerato un insieme di specializzazioni che vanno dalle crociere alla nautica, ha ricevuto di recente la visita del presidente della Port Authority di Genova Luigi Merlo; e in questi giorni ha restituito la visita in delegazione, allargando gli incontri non solo al porto della Lanterna (in occasione del Salone nautico) ma anche ad altri scali italiani, tra cui – vedi qui a fianco – Livorno.
”Per Miami – ci ha detto in una breve intervista a Genova il direttore Bill Johnson – stabilire rapporti di collaborazione con i principali scali italiani è di grande aiuto per migliorare ancora nei servizi. E il fatto che l’Italia rappresenti uno dei principali mercati al mondo delle crociere è per noi altrettanto importante”.
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A Johnson sono stati presentati – ci è stato detto – numerosi progetti di nuove strutture da crociera dei porti italiani, a dimostrazione che ormai il comparto viene giustamente considerato come uno dei più promettenti anche in momenti di forte crisi del cluster marittimo. Il problema di fondo è però che molti di questi progetti procedono con velocità del tutto insoddisfacente, o sono addirittura fermi sulla carta.
A Livorno in particolare c’è il rischio che le mancate scelte operative su un vero e proprio terminal crociere adeguato ai tempi, possano fare “scavalcare” il porto da altri, più o meno vicini ma che operano sostanzialmente alle spalle delle stesse città d’arte che costituiscono il miglior richiamo per le crociere. La Spezia si sta attrezzando con un terminal dedicato di altissimo livello, Genova conta di raddoppiare i croceristi (lo ha detto il governatore della Liguria Claudio Burlando allo stesso ministro Matteoli) entro due anni: e si affacciano sul mercato toscano anche Marina di Carrara e Piombino. Insomma, bisogna correre: cosa che a Livorno sembra ancora considerato problema da tempi lunghi, con situazioni che si annodano su se stesse come la vicenda della banchina ad Alto fondale e l’uso degli ex magazzini Taf. Il che non aiuta ad avere le idee chiare, come non aiuta certo lo strano tira-e-molla sull’utilizzo della ex-75 che un giorno viene programmata per le crociere (ormai si parla del 2012) mentre il giorno dopo deve servire come una specie di “purgatorio” per le barche da sfrattare dal porto mediceo. Insomma, i problemi ci sono ma si moltiplicano nella loro gravità ogni giorno di ritardo sulle scelte. E il presidente Gallanti sembra esserne perfettamente consapevole, anche se ha capito che non è facile trovare linee di sintesi per un accordo che soddisfi tutti.
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