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Containers, presente e futuro prossimo

E intanto “Containerisation International” stila la nuova classifica dei primi cento porti

Gianluigi Aponte

NAPOLI – L’era dei containers: shipping, logistica e globalizzazione, letti e interpretati dagli studiosi, dai docenti universitari ma anche e specialmente da uno dei protagonisti in assoluto, il comandante Gianluigi Aponte fondatore e presidente di MSC.

E’ stata la “lectio magistralis” di lunedì scorso nella sede dell’Università Ferdinando II di Napoli ad affrontare il tema, che da vent’anni continua ad essere quello portante della logistica mondiale e che ha visto rivoluzionare non solo il sistema di trasporto via mare, ma anche e specialmente l’intera catena logistica, porti in primo piano.

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Ne hanno parlato – dopo il saluto del rettore professor Massimo Morelli e del preside della facoltà di ingegneria professor Piero Salatino – il professor Ennio Cascetta ordinario di pianificazione dei trasporti nella stessa facoltà e il comandante Aponte che a programma ha chiuso la “lectio”. Ricordando come in meno di trent’anni il container si è trasformato imponendo alla logistica mondiale soluzioni che hanno anche cambiato la civiltà.

Dovremo tornarci, su queste problematiche intrecciate con l’economia globale, con la trasformazione delle navi – il gigantismo delle fullcontainers ha ricevuto nuovi impulsi dal caro carburante e dalla tecnologia – e la conseguente evoluzione dei porti. Nella più stretta sintesi, stanno arrivando, come noto, unità da 16 e anche 18 mila Teu, che richiedono fondali superiori ai 16 metri, portainers capaci di arrivare ad altezze (e larghezze-nave) fino a ieri impensabili e sistemi di smaltimento dalle banchine degli scatoloni just-in-time. Al contempo, alle spalle delle navi è indispensabile che cresca un sistema di trasporto che non può più – né deve, anche per scelte ambientali – basarsi su infinite carovane di Tir, ma deve disporre di convogli ferroviari, treni-blocco ad alta cadenza e ad alta velocità. Chi rimarrà in ritardo sarà inesorabilmente tagliato fuori perché oggi – è stato il “mantra” dell’incontro – contano più tempi brevi di delivery che non costi secchi del trasporto.

* * *

Pressoché in parallelo all’incontro di Napoli, è uscito in questi giorni l’annuale report della rivista “Containerisation International”, che presenta la nuova classifica (valori 2010) dei primi cento porti specializzati nel comparto. In testa è tornato Shanghay con 29 milioni e 69 mila Teu (nel 2009 erano stati 25.002.000) scavalcando Singapore che segue a un’incollatura (28.430.800). I primi nove porti mondiali sono tutti all’est: dopo Singapore seguono Hong Kong (23.532.000), Shenzehen (18.250.100), Busan (14.157.291), Ningbo (13.144.000), Guangzhou (12.550.000), Qingdao (12.012.000), Dubai (11.600.000). Il primo porto europeo è decimo: Rotterdam (11.145.604) che ha perso una posizione rispetto al 2009. Segue Amburgo al 15º posto (9.900.000) che ha perso tre posizioni quindi Bremerhaven al 23º posto (4.871.297: ha perso quattro posti in un anno). Il primo porto del Mediterraneo, al 26º posto è Valencia (4.206.937) che guadagna tre posizioni. Segue Gioia Tauro al 40º posto (2.851.261) che però precipita di nove posizioni. Genova che è 69º guadagna un posto (1.758.858). Nei primi cento porti del mondo si piazza anche La Spezia al 91º posto (guadagna cinque posti con 1.285.155 Teu). Ultimo, cioè centesimo, è un porto nuovo nella classifica: Guayaquil (Equador) con 1.093.349 Teu. Gli altri porti italiani, compreso Livorno che solo vent’anni fa era tra i primi del Mediterraneo, sono fuori classifica.

Nel commentare i dati, il direttore di “Containerisation” rileva che il movimento globale dei containers sia stato nel 2010 in ripresa, ma che è l’Asia, con il Sud e centro America, a fare oggi la parte del gigante, mentre l’Europa rimane a livelli abbastanza statici. E semmai alcuni dei suoi porti celebri nei trasbordi (Gioia Tauro, Algeciras) stiano perdendo a favore di nuove realtà nel Nord Africa: come il caso di Tanger Med che ha avuto in un anno un incremento del 70% grazie anche a Maersk che vi ha trasferito parte dei suoi traffici da Algeciras (e infatti il porto spagnolo ha perso l’8% dei traffici nell’anno). E che probabilmente è destinato a crescere ancora in progressione geometrica con il nuovo terminale di Marsa Maroc che sarà pronto nell’estate del 2014.

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Pubblicato il
26 Ottobre 2011

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