Il pasticcio dei carotaggi
Dovrà essere aperta una gara per l’incarico che era stato assegnato in via diretta

Giuliano Gallanti
LIVORNO – Dragare la Darsena Toscana e i canali di accesso alle grandi navi: un impegno dell’Authority di Giuliano Gallanti, ma che procede con crescenti difficoltà.
La prima riguarda i carotaggi, propedeutici all’avvio dei dragaggi stessi. Il comitato portuale convocato da Gallanti per martedì prossimo 20 dicembre dovrà annullare la precedente decisione di affidare senza gara i carotaggi stessi – condizione indispensabile per poi avere le autorizzazioni a dragare – al Consorzio Interuniversitario di biologia marina di Livorno. La decisione è stata infatti giudicata inaccettabile dagli organi di controllo e dovrà essere indetta una regolare gara europea, trattandosi di una spesa intorno ai 3 milioni di euro.
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La gara ritarderà ovviamente i tempi dell’operazione: e di conseguenza ritarderà anche i dragaggi, che si sperava potessero mettere in sicurezza i fondali della darsena Toscana entro la fine del 2012, come promesso anche ad alcuni degli importanti clienti con grandi full-containers ad alto pescaggio.
Il problema nato intorno ai carotaggi non è il solo. Nei giorni scorsi il neo-segretario generale dell’Authority Massimo Provinciali si è recato al ministero dell’Ambiente per prospettare le urgenze del porto e per sollecitare il più volte preannunciato nuovo regolamento nazionale dei dragaggi. Ma non sembra che le notizie raccolte a Roma siano confortanti. In sostanza il regolamento sarebbe ancora fermo per differenza di impostazione tra Ambiente e Infrastrutture e Trasporti (differenze ereditate dal precedente governo). Difficile tra l’altro pensare che il nuovo regolamento possa sbloccare – come si sperava – lo scarico in mare dei fanghi di dragaggio. Il tema rimane aperto e probabilmente dopo le feste Provinciali avrà altri abboccamenti all’Ambiente nella speranza che si possa arrivare a un chiarimento nazionale e a una normativa meno restrittiva, sulle linee di quelle che favoriscono i porti del Nord Europa, accettando dunque alcuni dei punti fermi che la stessa Ue va discutendo.
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