Concessioni: chi ha aree e chi lavoro
LIVORNO – Parliamoci chiaro: la festa è finita (se mai c’è stata davvero per tutti) e quest’anno cominciato così in salita non migliorerà certo nei prossimi mesi. Per chi lavora sul porto sarà dura.
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E anche le promesse della Port Authority di forzare la mano (e le norme) per aiutare l’Agelp non potranno dare risultati da miracolo. Come non ci saranno miracoli che potranno salvare gli amici della Cilp se non saranno i primi a capire (e a far capire) che appunto, la festa è finita.
C’è però un dettaglio, nell’azione dell’Autorità Portuale di questi tempi, che deve far riflettere: e prima di tutto, deve far riflettere a mio parere proprio l’Autorità Portuale. E’ quello dell’utilizzo delle aree. Dettaglio non certo nuovo, perché da sempre c’è chi ha aree in concessione che utilizza poco – ma si tiene strette – e chi invece ha lavoro ma non riesce a svolgerlo al meglio perché non ha aree, o accessi in banchina, o entrambe le cose. Proprio in questi giorni mi dicono che gli ispettori dell’Authority stanno sanzionando operatori che hanno “invaso” aree limitrofe alle proprie – che non erano utilizzate dai concessionari – perché avevano lavoro per il quale le proprie aree non bastavano. Non faccio nomi, non serve: anche perché m’interessa segnalare il principio generale, non difendere Tizio o Caio. E il principio generale su un porto che è già in affanno non dovrebbe essere quello di rispettare a occhi chiusi i recinti dei “pollai”, ma favorire chi porta lavoro (specie lavoro non strappato ad altri nello stesso porto) con la giusta elasticità. Sul molo Italia, per esempio, come si è fatto per anni (e si continua a fare) attraccando con le navi da crociera sulle banchine delle merci, eccetera.
Che mi sia consentito fare questa piccola segnalazione al presidente Gallanti e al suo nuovo segretario generale Provinciali. Sono due persone sperimentate e ragionevoli: e credo che prima di mettere in difficoltà chi ha lavoro e non ha una adeguata concessione, dovrebbero ragionare su cosa conviene al porto. Le formule, volendo, ci sono. E mi auguro che vengano trovate: lasciando alle ortiche la trasposizione del vecchio detto andreottiano, secondo il quale le concessioni logorano non solo chi non ce l’ha, ma anche chi non sa controllarle in modo intelligente.
A.F.
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