Pot Livorno: chi maligna e su che cosa
LIVORNO – Habemus Papam; o almeno speriamolo. Perché il Pot 2010-2012 dovrebbe essere passato definitivamente nella seduta del comitato portuale di ieri. Abbondantemente fuori tempo massimo, ma ormai nessuno bada più a questi dettagli burocratici. Con qualche riserva e qualche concessione, ma le une e le altre de minimis.
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Stiamo cercando di indovinare, e i lettori non ce ne vogliano; perché il nostro giornale è andato in macchina – limiti della tecnologia d’oggi – mentre il comitato era ancora in corso. E ci dispiace in particolare non aver partecipato alla conferenza stampa seguita alla seduta, nella quale il presidente Piccini e il suo staff hanno illustrato i punti che a loro parere caratterizzano il Pot. Però bastano un paio di accenni fatti nell’invito alla conferenza stampa per aprire a qualche meditazione.
Intanto l’accenno che (riportiamo testualmente) “dopo più di 35 riunioni il Pot che ha monopolizzato negli ultimi giorni l’attenzione di media ed enti istituzionali si appresta ad essere approvato dal comitato portuale”. Si potrebbe pensare che quella citazione del numero di riunioni sia stata di legittima soddisfazione per il dibattito democraticamente ampio e profondo. Ma i maligni (e ce ne sono) l’hanno presa come un “Uffa!” di malcelata impazienza: vista la sottolineatura di quel “negli ultimi giorni”, che sembra voler mettere in evidenza come nei mesi precedenti del Pot e delle scelte tecniche da attuare per i prossimi tre anni a nessuno fregava niente, nei media e nelle istituzioni, interessando invece molto ai soliti noti coinvolti nel bene e nel male (ma i soliti noti non hanno giustamente perso tempo né sui media né nei consessi democratici).
Altro dettaglio interessante è quello che sottolinea come nel Pot “per la prima volta si siano analizzate le concessioni alle imprese valutandone il permanere dei requisiti”. Su questo punto si è fatto, quando il principio della verifica venne annunciato, un bel polverone. Vedremo che ne emergerà in concreto, anche se il documento dell’Authority parla di “spunti di riflessione” più che di decisioni concrete. Eppure di tempo per riflettere non dovrebbe esserci stata carenza fino ad oggi. Salvo che non si voglia, gattopardescamente, annunciare di cambiare tutto per non cambiare niente.
A.F.
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