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Tirrenia mai come oggi in alto mare

ROMA – Era già evidente che si trattasse di un pasticciaccio già all’inizio: una gara per la privatizzazione con un unico partecipante, per di più a maggioranza regionale, cioè di un ente pubblico, che privatizzazione può mai essere?

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C’è chi l’ha presa, e nemmeno andando tanto di fuori, come una battaglia più che altro per togliersi di mezzo Franco Pecorini e la sua corte, accusati di essere eterni. Brutta faccenda quando le cose si buttano sul personale, indipendentemente da meriti e demeriti dei singoli. E forse anche la cordata che in teoria ha vinto – quella “Mediterranea” dove c’è stata l’ammucchiata dei privati dietro la Regione Sicilia – alla fin dei conti ha peccato d’ingenuità: sarebbe forse bastato presentarsi in modo più snello, con un patto di non aggressione a fine gara, e poi successivamente imbarcare chi interessato. Ma queste sono le strategie del “senno del poi”.

Annullata da Fintecna la gara, bisognerebbe capire bene anche le ragioni di questo “niet”. E’ davvero avvenuto perché le banche all’ultimo tuffo si sono tirate indietro e “Mediterranea” è rimasta con il cerino in mano? La stessa cordata lo mette in dubbio, parla di comportamento incomprensibile di Fintecna e minaccia ricorsi a catena. Da parte sua il Governo non ha potuto far altro che convertire 7 milioni di euro, già stanziati per ammodernamenti della flotta, in un fondo destinato a far funzionare Tirrenia per il tempo che basterà a fare una nuova gara.  E di tempo ce n’è poco perché la Ue impone una soluzione entro il 30 settembre.

Insomma, davvero la Tirrenia è tornata in alto mare, e non in senso marittimo.

A.F.

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Pubblicato il
7 Agosto 2010
Ultima modifica
24 Settembre 2010 - ora: 09:33

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