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Aspettando Godot e il colpo d’ala

GENOVA – Di sicuro ve ne sarete accorti. Mentre il governo cincischia sulla riforma dei porti – ma in verità non è che anche l’opposizione aiuti molto – si allarga il dibattito tra gli operativi su come i porti italiani “hanno a passà a’ nuttata”.

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Lasciamo perdere, per un attimo, le tante … gite all’estero, i protocolli, le sparate del NAPA che punta a milioni e milioni di Teu. Tutto utile forse, ma sui problemi concreti vale forse più il richiamo che in questi giorni arriva dai cosiddetti “porti ascellari”, ovvero dal sistema ligure – ammesso che sia un sistema e non un insieme di sani egoismi – e da quello triestino-veneto. Ovvero: capitali privati da reperire, remunerare, legare a concessioni in linea con i tempi della finanza mondiale e non della buro-brontocrazia italiana dei cento controlli, cento balletti incrociati che tutto ritardano e tutto rendono costoso ma poco davvero garantiscono. Perché anche oggi, come nei bei tempi antichi, vale spesso la massima secondo cui “chi custodirà i custodi?” E di custodi da custodire, nei porti e fuori, pare ce ne siano parecchi.

Va bene, il pessimismo non paga. Ma non paga specialmente la rassegnazione di fronte ai tempi dilatati delle scelte che andrebbero invece bruciate. Nei giorni scorsi abbiamo assistito a una specie di spaccatura in due del paese portuale: da un lato, la Liguria e il Veneto che almeno dibattono sul concreto (e anche su paginate a pagamento: ma chi siamo noi per criticare le inserzioni “pro domo sua”?) Poi c’è Assologistica in cui un solitamente taciturno Nereo Marcucci s’è lanciato sui giornali come “opinion maker” su NAPA e strategie logistiche mondiali: dicendo peraltro cose apprezzabili, sia pure dal punto di vista di una certa parte. Insomma, molti parlano e dicono anche cose sagge: ma il richiamo al presto & bene piuttosto che ai grandi voli pindarici lascia un po’ d’amaro in bocca. Visione provinciale, la nostra? Può darsi: il problema è che, aspettando Godot, aspettiamo il colpo d’ala. Che non si vede.

Intanto, come noto pochi mesi fà la Commissione Europea ha deferito alla Corte di Giustizia l’Italia perchè dal 2003 non ha distinto il ruolo del gestore dell’infrastruttura ferroviaria da quello dell’azienda che gestisce i treni.

In questi giorni l’Antitrust ha sottolineato con forza che il gestore dell’infrastruttura ferroviaria deve essere indipendente, a garanzia di quel pluralismo che è precondizione per la riduzione dei costi e l’aumento di qualità dei servizi per i passeggeri e le merci.

Anche la nuova azienda di trasporto ferroviario passeggeri NTV ha denunciato un pesante boicottaggio da parte del gruppo FS.

E’ stata contestata, perchè in contrasto con il Trattato CE sugli aiuti di Stato, la direttiva del presidente del Consiglio del 7 luglio 2009 che regala a Ferrovie dello Stato un immenso patrimonio, con licenza di farne ciò che meglio crede.

Di fatto, i servizi ferroviari diversi da quelli dell’Alta velocità, cioè regionali, pendolari e di trasporto merci soffrono per qualità e costo.

Gli operatori logistici rappresentati da Assologistica si sono interrogati sul che cosa debba ancora accadere perchè il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, il ministro dell’Economia proprietario dell’Azienda FS ed il Governo nella propria collegialità intervengano a porre fine a tale pesante distorsione.

L’Antitrust ha avanzato una proposta organizzativa immediatamente attuabile e che non consente più a nessuno di nascondersi. Assologistica la condivide pienamente.

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Pubblicato il
23 Ottobre 2010

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