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Caos crociere

LIVORNO – Fine stagione con il botto, malgrado tutti i dubbi legati alla coda della crisi, per gli scali delle navi da crociera nel porto labronico. A metà settimana, c’erano sette navi in porto: praticamente una in ogni buco reso disponibile, e quasi sempre grazie ad alchimie varie, compromessi, graziose collaborazioni (sempre gratis?) dei comandanti.

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La foto qui sopra (di Scovavento) dice meglio di ogni parola lo stato dell’arte degli accosti. E non si può ignorare che la sarcastica disperazione del responsabile della “Porto 2000” Guido Asti sulla incapacità di fornire per la stagione 2011 qualche garanzia in più in fatto di accosti – già evidenziata, sia pure con un minimo di diplomazia – all’ultima edizione Usa di “Medcruise” non è il meglio. Asti ha già ricordato da tempo che i grandi vettori delle crociere programmano con anticipi ferrei di almeno un biennio. In pratica per un business di almeno mezzo migliaio di toccate-nave (per un totale di quasi un milione di persone, tra turisti ed equipaggi) la situazione di Livorno è tra l’assurdo e il colpevole.

E allora, diciamolo: se davvero la soluzione sta nel privatizzare questa indubbia “gallina dalle uova d’oro”, perché si continua a cincischiare senza prendere decisioni ufficiali? Non è una questione di lana caprina: la “Porto 2000” è di due soli soci (Port Authority e Camera di Commercio) ed esistono da tempo regole codificate per la relativa gara. Il problema semmai nasce dalla frammistione tra volontà tecniche e aspirazioni politiche e partitiche: si è detto più volte che intorno ad ogni poltrona (poltroncina, poltronetta) c’è una riffa feroce perché da tempo anche sui porti – e sul porto di Livorno – ci sono più culi liberi a caccia di “nidi” che non nidi stessi. E sono tutti sederi autoreferenziali, che si ritengono degni di ogni carica, escluso forse il Soglio Pontificio.

Possiamo trovare cento giustificazioni, anche plausibili, al continuo rinvio delle decisioni: privatizzare un “affaire” come la Porto 2000 non è certo facile in contemporanea alla delicata vicenda della scadenza della Port Authority, anche perché in buona o cattiva fede la poltrona assegnabile per le crociere può essere cimbellata come premio di consolazione. Anzi: non solo può, viene ostentatamente promessa, sia pure nei pissi-pissi-bao-bao dove poi è facile smentire gli impegni. Non è un mistero che la “Porto 2000” può essere vista come compensazione per chi dovesse mollare l’osso – o una sua parte – nel comparto delle Autostrade del mare; che può diventare strumento di joint-venture con grandi armatori delle crociere nel Mediterraneo e non solo; che in un (auspicabile, ma tutt’altro che chiaro) progetto regionalistico di crescita turistica a varie facce potrebbe diventare, insieme ad analoghe iniziative per Piombino, Portoferraio, Carrara e forse anche l’Argentario – possibilmente con una intelligente integrazione con Toremar e le linee terrestri di collegamento con le città d’arte interne – un ricchissimo “network” per migliaia di posti di lavoro qualificati e redditizi.

Sogni di una notte di mezz’autunno? A vedere quello che succede in porto, dove le crociere si arrampicano l’una sull’altra senza che da anni – davvero, da anni – sia cambiata una virgola nella programmazione concreta, verrebbe tranquillamente da mettersi a piangere. Il tutto con “focus” sul porto Mediceo, che a breve non sarà più nemmeno disponibile perché diventerà “Marina” pressoché privato della Porta a Mare (salvo il gruppo Azimut-Benetti, visti i cambiamenti epocali della maxi nautica, non ci faccia una croce sopra e se ne scappi in qualche più accogliente e remunerativo paese del BRIC.

Nel più colpevole e superficiale disinteresse di chi sul piano dell’economia e della cultura storica della città dovrebbe agitare la frusta e imporre scelte veloci.

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Pubblicato il
30 Ottobre 2010

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