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“Ferro-bonus” pro e contro l’Anita è la meno convinta

Tra le critiche, quella che favorirebbe solo le grandi società penalizzando ancora di più i piccoli operatori – Previsto anche un acconto di anticipo del 20%.

ROMA – Con la solita isteresi tra gli annunci – più volte ripetuti – e la concreta decisione operativa, è finalmente partito anche il “ferro-bonus”, ovvero l’incentivo per spedire merci – specialmente di massa e di peso – sulle ferrovie invece che su gomma o comunque su connessioni intermodali.

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Come noto – se ne discute da tempo e ora ci sono le disposizioni attuative – si tratta di 2 euro/km/treno, con una serie di “cancelli” che tuttavia non sono condivisi all’unanimità, compreso il fatto che le imprese che si candidano devono garantire – lo dicono i decreti – di mantenere lo stesso livello di traffico ferroviario per almeno 2 anni sulla base dei consuntivi 2009; il che potrebbe essere una pretesa da sfera di cristallo, visti gli andamenti altalenanti dei traffici merci, specie su ferrovia.

Un dettaglio gradito è invece il fatto che già entro la fine dell’anno le imprese che avranno fatto domanda – e risulteranno in regola – potranno ottenere un anticipo del 20% sul “ferrobonus”, ovviamente da restituire se non ce la facessero poi a mantenere gli impegni quantitativi.

Un dettaglio: il “ferrobonus” non comporta per lo Stato nuovi stanziamenti. E’ stato semplicemente “ritagliato” dai fondi non utilizzati per l’«ecobonus» navale (38,7 milioni di euro) per mancanza di domanda da parte degli autotrasportatori. Come ha dichiarato in una nostra recente intervista l’amministratore delegato di RAM Tommaso Affinita, con il 2009 l’«ecobonus» è finito, ma si spera che possa essere trasformato l’anno nuovo in un analogo provvedimento non più solo italiano ma finanziato dalla Ue.

Intanto però c’è chi sul “ferrobonus” fonda le speranze se non di una ripresa dei trasporti merci su ferrovia almeno di una tenuta, dopo la perdita secca che si è avuta dal 2008 al 2009 (contro i 9 miliardi/tonnellate/km del 2008 si è scesi a meno di 7 miliardi). Non mancano, come detto, i critici: in particolare Anita sostiene che il contributo aiuta in particolare le grandi imprese (quelle che possono “prenotare” treni completi da Trenitalia Cargo) e quindi crea ulteriori elementi di squilibrio con le piccole. Da parte sua Confetra sottolinea come invece di provvedimenti-tampone come i “bonus” sarebbe indispensabile avere un piano generale moderno ed equilibrato sull’utilizzo della rete ferroviaria; altrimenti la perdita delle merci sui treni potrebbe rapidamente diventare una valanga. E con dati alla mano: tra il 2009 e i primi 10 mesi del 2010 il cargo ferroviario ha perso in Italia quasi il 38%.

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Pubblicato il
6 Novembre 2010

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