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L’Ucina in assemblea al Senato chiede garanzie per la nautica

Nell’assise di domani a palazzo Giustiniani tutti gli interrogativi per rilanciare un comparto da oltre 100 mila addetti – Primo problema, la stabilità del Paese e delle norme fiscali

ROMA – “Abbiamo spremuto le nostre forze fino all’ultima goccia, partecipando ai saloni stranieri con delegazioni, rappresentanze, gruppi coordinati. Ma bisogna far ripartire il mercato interno, altrimenti sarà un dramma”.

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Non spreca le parole il presidente di Ucina Anton Francesco Albertoni alla vigilia dell’assemblea generale dell’associazione dei costruttori e degli importatori, in programma per domani a Palazzo Giustiniani, ospite del Senato. Come sempre l’assemblea sarà divisa in una parte riservata agli associati, in mattinata, e quindi dalle 12 nella parte pubblica, con la speranza che intervengano anche esponenti della nomenklatura di governo e dell’opposizione. Perché se il comparto della nautica non dovesse ripartire per la prossima stagione anche sul mercato interno, si perderebbero migliaia di posti di lavoro tra diretti e indotto, su un totale calcolato oggi in 100 mila unità; e si creerebbe un danno permanente anche alla rete di porti ed approdi turistici che sta (faticosamente) nascendo lungo le nostre coste.

Il quadro non è certo lusinghiero. Il Salone nautico di Genova, che misura in particolare le potenzialità ma anche le “voglie” del mercato nazionale, da questo punto di vista è stato molto preoccupante: i visitatori sono stati meno del solito, ed era scontato anche per il maltempo e le (sciagurate) manifestazioni sindacali che hanno bloccato gli ingressi nei primi due giorni; ma il problema più grave è che gli acquisti sono stati pochi; ed è emerso un quadro di un paese che avrebbe anche le potenzialità per un mercato interno di barche medie e piccole, ma non ora fare investimenti privati in questa direzione perché non ha “certezza del futuro”. In sostanza: anche chi ha i soldi per la barca, o per cambiare la barca, al momento se li tiene stretti perché non sa che cosa gli riserverà il futuro prossimo sul piano fiscale, sul piano dei costi indotti, sul piano della stabilità del Paese.

Dall’assemblea di domani l’Ucina spera di trarre qualche indicazione, ovviamente in chiave positiva. Ma la classe politica sarà in grado di fare la sua parte?

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Pubblicato il
1 Dicembre 2010

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