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Stintino, appello a Roma

E’ indispensabile preparare i porti italiani alla ripresa prevista dall’anno prossimo

Filippo Gallo

Valeria Novella

STINTINO – A Torre Falcone, una delle località più suggestive della già splendida penisola a nord-ovest di Porto Torres che guarda verso l’Asinara, si è tenuta ieri l’assemblea annuale di Federagenti, organizzata dal presidente dell’associazione degli agenti sardi Giancarlo Acciaro. Le relazioni principali sono state tenute da Filippo Gallo, presidente nazionale della federazione, e da Valeria Novelli, presidente del gruppo giovani di Confitarma. Ha concluso i lavori, dopo il saluto portato dal comandante generale del corpo delle Capitanerie ammiraglio Marco Brusco, il sottosegretario alle Infrastrutture Bartolomeo Giachino.

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Sui temi delle relazioni sviluppate nell’assemblea torneremo più approfonditamente. Le problematiche degli agenti marittimi italiani, sottolineate dalla relazione Gallo – e riprese poi nel saluto di Valeria Novelli – riflettono quelle dello shipping internazionale, la cui ripresa dalla crisi epocale del 2009 sta avvenendo con frequenti ricadute, aumenti e successivi congelamenti dei noli e ricerca spesso esasperata da parte delle compagnie di navigazione di economie su tutta la catena logistica, che ricadono anche sulle agenzie.

Dopo la breve euforia della seconda metà del 2010, in cui sembrava che ci fosse una consolidata ripresa dei traffici marittimi, il primo trimestre di quest’anno ha “gelato” le speranze perché il commercio estero ha subìto un nuovo rallentamento. Ciò malgrado, gli agenti marittimi italiani e per essi il loro presidente, ritengono che dopo un anno 2011 ancora incerto la ripresa dovrà necessariamente riaffacciarsi dall’anno prossimo, e ci sarà – come sempre accade dopo i periodi delle grandi crisi – una robusta ripresa, alla quale la catena logistica italiana dovrà prepararsi in tempo.

E sono proprio qui le dolenti note, perché sono pochi i porti italiani che si stanno davvero preparando alla ripresa: problemi burocratici, agitazioni sindacali (non ultima quella delle dogane), carenza di finanziamenti pubblici e ostacoli di ogni tipo (anche politici) ai progetti di finanziamenti privati, sembrano voler tenere “al guinzaglio” la sperata crescita dei porti italiani. Anche la storia ormai senza fine della riforma della riforma portuale, la legge 84/94 che rimane inchiodata malgrado i tanti annunci di prossimo varo, non aiuta ad avere un quadro moderno e dinamico; così come il dibattito sul piano nazionale della logistica allunga i tempi malgrado le promesse.

Le conclusioni? Dopo i non brillanti risultati delle consultazioni elettorali dell’inizio settimana, il governo sembra più interessato ai problemi interni di tenuta che a quello della portualità e dello shipping. Ma da Stintino il messaggio che Federagenti ha lanciato è di quelli che non possono essere ignorati: qui davvero o si fa l’Italia dei porti e della logistica o si muore.

A.F.

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Pubblicato il
4 Giugno 2011

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