Visita il sito web
Tempo per la lettura: 3 minuti

Clp Livorno: ora toccano lacrime e sangue

Enzo Raugei

LIVORNO – Brutto proverbio, bruttissimo nella fattispecie: tanto tuonò che piovve. E per la Compagnia portuali di Livorno è arrivato il momento delle lacrime e del sangue. L’abbiamo già scritto più volte: e qualcuno ci ha tacciato di fare il grillo parlante, con relativa allusione alla fine di quello di Pinocchio, schiacciato contro il muro. M’illudo, personalmente, di finire in modo diverso, forse anche prestino.  E comunque il problema non sono io, è la Compagnia.

Dunque, torniamo alle lacrime e sangue di churchilliana memoria. Negli incontri sindacali dei giorni scorsi si è detto che il calo del fatturato della compagnia (almeno 5 milioni su un totale di 15 milioni annui) è dovuto alla perdita delle linee Grimaldi. Da qui la necessità di tagliare i costi, con una specie di patto interno. Morale: continuare a lavorare tutti guadagnando meno, oppure qualcuno dovrà andarsene. Cosa, quest’ultima, che una cooperativa di 450 soci, sia pure in fase di sfoltimento (35 sono già andati in pensione di recente, altri 30 se ne andranno il prossimo gennaio) non accetta facilmente; e che rischia di mettere in crisi i vertici, con una solenne bocciatura in assemblea.

[hidepost]

Tutte cose già dette. Quello che non si è detto invece è che a fronte degli sforzi del presidente Enzo Raugei di tenere sotto controllo conti e aspirazioni dei portuali, non sempre la “base” ha reagito bene. E non si è nemmeno detto che alcune iniziative propedeutiche a cambiare registro nelle metodologie del lavoro e della produttività (o meglio, parlando chiaro: della “non produttività”) come il famoso patto etico dell’anno scorso, hanno dato risultati concreti assai modesti. Vedremo quali risultati porterà l’indagine affidata a una nota società di sondaggi per capire come la città oggi “sente” la Compagnia, e come la sentono i suoi stessi soci. Ma sarà l’assemblea a decidere se la Compagnia deve sopravvivere, con la debita cura di lacrime e sangue, o se deve fare la fine di altre, che di fatto hanno portato il libro in tribunale.

Per evitarlo, questa volta occorre incidere davvero la carne viva, e non basteranno né gli eventuali introiti del tanto sospirato “Livorno Reefer” (dai dai, entro luglio dovrebbe partire, sia pure con un carico di leasing non indifferente) né i traffici di cellulosa strappati ad altri operatori locali. Chi se ne intende di bilanci, sostiene che andrebbero venduti alcuni dei gioielli: e ci si riferisce al terminal LTM, quello in contenzioso con il socio Agemar (cui si attribuisce tra l’altro la perdita di Grimaldi) dal quale potrebbe arrivare un prezioso “sbuffo” di alcuni milioni di euro. Ma nel pissi-pissi-bao-bao delle banchine si sussurra anche la possibilità di cedere quote ai privati anche il TDT e il Faldo, ammesso che i soci se la sentano di sborsare altri quattrini in tempi non felici come questo.

Tutto il resto, comprese le alchimie dei contratti di solidarietà e le acrobazie sindacali, non basteranno che a mascherare qualche buco. Raugei e i suoi lo sanno. E sanno che per la Clp (e relativa Cilp) è finita un’epoca, quella del “posto” e non del “lavoro”. I portuali giovani lamentano che a loro sia toccata la pillola amara, dopo tanti anni di bengodi altrui: ma come si dice, è il mercato, ragazzi. E o si beve o si affoga.

A.F.

[/hidepost]

Pubblicato il
25 Giugno 2011

Potrebbe interessarti