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L’effetto NIMBY sul mare

PISA – Davvero, strano paese è il nostro. Tutti strillano – e le istituzioni per prime – sulla necessità di produrre energia pulita, riducendo la nostra tragica dipendenza dall’inquinante petrolio. Poi però ci si scatena con furia iconoclasta contro i rigassificatori del metano, i “campi” dei pannelli solari e adesso anche contro le torri eoliche in mare.

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E’ l’ultimo caso: un “parco” proposto al largo della costa pisana, con 38 torri eoliche capaci di dare energia pulita a più di 130 mila famiglie grazie a un investimento (privato) di 350 milioni di euro, viene impallinato dai comuni di Pisa, Vecchiano e San Giuliano perché le torri (che da 4 km di distanza si vedono poco più grandi di puntini sull’orizzonte) sono “brutte” e possono danneggiare il turismo. Come, non si è capito, visto che i parchi eolici marini si stanno diffondendo ovunque, sono risorse importanti di energia pulita (in Danimarca alimentano anche la capitale) e rappresentano addirittura un’attrattiva turistica nautica, sia pure con certe regole. La bella foto qui a fianco lo testimonia.

Il problema rimane il solito: la sindrome del NIMBY (not in my back yard, non nel mio cortile) che accomuna gli italiani della Val di Susa – non alla Tav- a quelli che non vogliono l’autostrada costiera toscana a Capalbio, il rigassificatore offshore al largo di Livorno come di Manfredonia, ai tanti che si ribellano alle antenne dei “service” per i cellulari (ma il cellulare lo usano, eccome!), che fanno i sit-in perché vogliono l’auto elettrica nei centri urbani ma comprano il Suv turbo e non si preoccupano se l’energia viene prodotta in centrali obsolete e più che inquinanti a olio pesante. Eccetera. E pazienza finché a protestare sono i soliti cani sciolti, o i gruppuscoli che vivono di sit-in come un tempo vivevano di “canne” nelle comuni. Ma che ci si mettano anche le istituzioni, dove l’interesse comune dovrebbe essere il vangelo…

Povera Italia, che s’indigna sulle battute (triviali anzichenò, ma sempre battute) sul “Forza gnocca”, non cava un ragno dal buco in mesi di faticose trattative sulle riforme vere ballando sull’orlo del precipizio, digerisce il rigassificatore offshore (che bello non si può dire) perché ha brumeggiato velleitarie aspirazioni del territorio e poi vieta i campi eolici da impatto ambientale zero solo perché per tre sindaci di periferia “sono brutti”. Ma dove siamo, davvero, con la testa? E nessuno ricorda il vecchio proverbio del meglio che è nemico del bene?

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
19 Ottobre 2011

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