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Al Seatrade Cruise di Miami il punto sul business crociere

L’analisi delle ricadute sul mercato mondiale e le proposte per aumentare la sicurezza sulle navi più grandi – Oltre mille gli espositori

MIAMI – Sarà la cartina di tornasole, oppure la presa d’atto che la festa è finita? Il salone mondiale delle crociere (Seatrade Cruise Shipping Convention) che si apre lunedì prossimo 12 marzo a Miami Beach con oltre 1.000 espositori da 119 paesi, non potrà evitare di fare il punto sulla doppia tragedia (anche commercialmente parlando) abbattutasi in febbraio sulla Costa Crociere: e di riflesso sul gruppo Carnival di cui fa parte.


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Che il naufragio di Costa Concordia e l’incendio di Costa Allegra siano destinati a lasciare il segno l’hanno ammesso anche i big di Carnival, sia pure senza quantificare ancora la forza devastante dell’impatto. In Borsa, come noto, dopo il naufragio al Giglio la quotazione di Carnival aveva avuto una caduta verticale, di oltre il 18%. E l’altro incidente, quello sulla vecchia Costa Allegra nell’oceano Indiano, non ha certo migliorato le cose, tanto che si è ipotizzato addirittura uno “sganciamento” di Costa da Carnival, fino all’annullamento del marchio. Miami confermerà o meno i “rumors” in merito?

Di certo c’è che Carnival si presenta a Miami con un 2011 chiuso a un fatturato di 15,7 miliardi di dollari (+9,1%) ma con un calo degli utili (-3,3%) dovuto più che altro alla congiuntura internazionale e al forte aumento del fuel. Queste cifre non tengono conto del “febbraio nero” del doppio incidente, le ricadute del quale potranno vedersi solo tra mesi.

Da Miami ci si attende anche di capire se il dramma della Costa si rifletterà – e come si rifletterà – anche sul complesso del mondo delle crociere. Le preoccupazioni ci sono, anche perché tutte le principali compagnie del settore hanno fatto i loro programmi per il 2012 e oltre sulla base di una crescita costante: e un improvviso stop della richiesta peserebbe in modo significativo.

Ci si interrogherà infine anche sul gigantismo navale, che nel disastro della Costa Concordia ha creato non pochi problemi. Navi da 4 mila e oltre persone, fino a ieri considerate praticamente inaffondabili e invulnerabili, rischiano di diventare ingestibili al fine della sicurezza (safety), almeno con gli strumenti attuali. Da qui una serie di seminari che affronteranno anche questo problema, in collaborazione con i maggiori registri dello shipping. Perché nessuno ad oggi intende rinunciare all’unico business navale che non ha avuto cadute malgrado la crisi internazionale di questo inizio di decennio.

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Pubblicato il
7 Marzo 2012
Ultima modifica
8 Marzo 2012 - ora: 22:35

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