Taranto “hub” dei cinesi con la firma del governo
La presidenza del consiglio garantirà tempi e impegni per nuove opere in grado di accogliere entro 2 anni le più grandi fullcontainers – Ipotizzati 4 milioni di teu/anno
TARANTO – Questa volta sembra davvero fatta: entro la prossima settimana sarà firmato alla Presidenza del Consiglio un accordo tra lo Stato, le istituzioni locali e i cinesi di Hutchison Whampoa per dare il via ai lavori di ampliamento dello scalo, finalizzati a trasformare il terminal nel primo “hub” del sud Europa.
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Termini temporali: 24 mesi per dragare ad almeno 16 metri e realizzare una nuova diga foranea in grado di ospitare le ultime generazioni di portacontainers. Una nuova banchina nascerà in tempi appena più lunghi, con l’obiettivo di movimentare almeno 4 milioni di Teu all’anno. Nel frattempo i cinesi si sono impegnati a non trasferirsi da Taranto al Pireo, garantendo quindi un milione di Teu all’anno fino al completamento del grande progetto. Promessa garantita al presidente dell’Autorità portuale Sergio Prete, che ovviamente se ne fa un punto d’onore.
Taranto ovviamente festeggia. E l’accordo, che ha impiegato anni per arrivare finalmente a conclusione, sembra aver davvero messo l’ipoteca su una delle più grandi operazioni portuali italiane degli ultimi dieci anni: operazione tentata a più riprese anche da Evergreen – che con Hutchison condivide il terminal tarantino – ma sempre incagliatasi nelle infinite matrioske della burocrazia locale e nazionale.
Il salto di qualità che l’accordo alla presidenza del consiglio conferma, non elimina ovviamente la totalità dei problemi e delle incertezze. Se i finanziamenti cinesi di Hutchison Wampoa potranno aggiungersi a quelli di Evergreen e a quanto garantisce lo Stato italiano, rimangono da risolvere i collegamenti ferroviari con il nord, oggi affidati a una gracile linea che dovrà ovviamente essere potenziata. E rimane da risolvere la pianificazione territoriale che l’accordo comporta. Tutte cose fattìbili: a meno che la storica conflittualità locale e i ritorni di fiamma della burocrazia non facciano saltare il banco. E’ già successo con altri accordi firmati al vertice dello Stato (basta citare Bagnoli e il ponte sullo stretto di Messina). Sperando che rappresentino un’epoca chiusa per sempre.
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