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Se la riforma della Riforma non riforma …

ROMA – Il calendario non è un’opinione: è un dato di fatto. Come lo è il 7 novembre, la data di oggi. Che ci rappresenta? Facile: siamo a un mese e mezzo dalla fine dell’anno, e contando le feste comandate siamo a poco più di due mesi dalla fine della legislatura. Verrebbe da dire: menomale, poiché lo stesso premier Monti ha definito il suo governo “maledetto”. Ma sul tema che ci interessa, la riforma della riforma portuale, i tempi sono più maledetti del governo Monti: ossia, rischiamo l’ennesimo flop sulla riforma per mancanza di tempo.
[hidepost]Nessuno vuol sentirselo dire, ma i fatti sono questi: dopo anni ed anni di tira-e-molla, la Commissione Lavori Pubblici del Senato ha varato un testo di riforma che è stato subito impallinato da una miriade di emendamenti. Con questo carico di pallettoni nelle ali, il documento è adesso alla Commissione Trasporti della Camera dove si sta cercando faticosamente – per quanto faticoso possa essere il lavoro dei nostri parlamentari – di mettere ordine e separare il grano dal loglio. Non entriamo nei temi, che sono tanti: basta accennare alla sospirata autonomia finanziaria che ha regalato briciole quasi inutili – salvo che a pochi porti evidentemente più dinamici o più bravi o più “raccomandati”, scegliete voi – o alla semplificazione dei dragaggi, che con buona pace degli amici dell’Ambiente semplifica poco, e si trastulla ancora con complicate valutazioni VIA che poco hanno a che fare con la disperata necessità di fare presto.
Anche Assoporti ci ha messo del suo, con emendamenti e proposte migliorative: in parte fatte proprie dal presidente Luigi Merlo e dal suo vice Pasqualino Monti (una diarchia che secondo qualcuno starebbe scricchiolando per interposte autonome posizioni di altri presidenti), in parte elaborate dal vicepresidente “tecnico” delegato al settore, il piombinese Luciano Guerrieri. Il fatto è che le proposte di miglioramento sono tante, la commissione invece va piano, e Dum lego ora fugit, come dicevano i nostri avi latini. Tanto da rischiare l’ennesima riforma annunciata e mai completata, sulle spalle di una logistica nazionale che arranca disperatamente anche nel solo confronto con quella del sud europeo. Che allegria…
Antonio Fulvi

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Pubblicato il
7 Novembre 2012

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