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Pirati somali in crisi crollano gli attacchi

Funzionano le misure preventive anche se sono costate oltre 6 miliardi di dollari – Uno dei deterrenti più validi, l’aumento della velocità delle navi

LONDRA – Forse è presto per brindare al successo, ma i dati relativi al primo semestre 2012 – gli unici ufficialmente disponibili – parlano di un vero crollo della pirateria somala, dopo un 2011 che a sua volta aveva registrato una diminuzione degli assalti riusciti.
[hidepost]Le cifre sono fornite dall’IMO attraverso una serie di monitoraggi cui concorrono fondazioni come One Earth Future, che calcolano anche l’impatto economico del fenomeno. Qualche cifra: nel 2010 le navi sequestrate dai pirati somali furono 47, mentre nel 2011 gli assalti riusciti, pur ancora numerosi furono 25; e quest’anno, fino alla fine di novembre, sono state sequestrate solo 5 navi. Risultato dovuto anche alla forte rarefazione degli assalti: contro i 176 del 2011 quest’anno ne sono stati denunciati solo 34 (-80%). I riscatti pagati a loro volta sono in caduta libera: da 160 milioni di dollari nel 2011 a soli 29 milioni quest’anno.
E’ dunque finita l’epoca d’oro della pirateria somala, che ha condizionato pesantemente i traffici marittimi dall’imboccatura del Mar Rosso fino a tutto l’oceano Indiano? Pur con tutta la prudenza necessaria, sembra che abbiano finalmente avuto successo le tante misure preventive predisposte sia dagli stati che dagli armatori. Misure che hanno avuto e continuano ad avere un loro costo: da 6 a 7 miliardi di dollari per il 2012, che sono tuttavia quasi la metà della cifra spesa nel 2011. Su queste cifre il peso dei costi militari – operazioni navali di scorta, pattugliamento, vigilanza – incide per una percentuale abbastanza modesta, meno del 20%. Il restante 80% della cifra è quanto hanno pagato gli armatori e in generale la catena logistica, tra costi assicurativi maggiorati, imbarco di “contractors” armati, predisposizione sulle navi di aree rafforzate (“cittadelle”) sia già in progetto che in interventi di refitting. Ricordiamo che proprio grazie alla “cittadella” e ai “contractors” civili imbarcati, uno dei fallimenti più clamorosi dei pirati somali avvenne su una nave italiana del gruppo D’Alesio.
One Earth Future Fondation ha comunque sostenuto che la misura rivelatasi più efficace contro i pirati è stata un’altra, tecnicamente più semplice: l’aumento della velocità delle navi, per quelle che sono state in grado di applicarla. Mentre la velocità media standard in zona era di 12 nodi, per ottimizzare i consumi in tempo di caro-fuel, l’essere passati in aree a rischio a 18 o anche a 20 nodi ha reso quelle navi praticamente inattaccabili dai pur veloci barchini pirati. Con un costo peraltro non certo economico, che è stato calcolato in 2,7 miliardi di dollari di aumento dei consumi. Ma considerando che i soli “contractors” sono costati in un anno 1 miliardo e 100 milioni, molti armatori hanno calcolato che tutto sommato il ricorso agli spunti di massima velocità è forse il deterrente che funziona di più contro i pirati. Per le navi che ne sono capaci.

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Pubblicato il
8 Dicembre 2012

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