Livorno e i nuovi assetti
L’allarme del sindaco sulle reti Ten dell’Adriatico – I cambi societari in TDT, Faldo e LTM e le prospettive del lavoro
LIVORNO – Passate le feste, ovvero la prossima settimana, il porto dovrà prendere atto che se non c’è stata la fine del mondo annunciata dai Maya è però finito un mondo che durava da mezzo secolo. E che dovrà necessariamente avere un seguito totalmente diverso, nel bene e nel male.
[hidepost]Cominciamo dagli assetti. Il Terminal Darsena Toscana è ormai quasi totalmente in mano a Gip, ovvero agli imprenditori genovesi. L’autoporto del Faldo è passato di mano per la parte immobiliare – pare che gli ultimi dettagli verranno definiti in queste ore – e la sua cessione da parte della Cilp, insieme a quella di buona parte del Tdt, rappresenta un fatto storico ma anche un elemento economico significativo, perché diminuisce nettamente il “pacchetto” di garanzie immobiliari della Compagnia. Infine è stata completata anche l’operazione LTM, ovvero il terminal delle Autostrade del mare, il cui 50% della Cilp è stato rilevato quasi totalmente dagli ex soci privati dopo oltre un anno di braccio di ferro sul valore delle quote e sugli assetti. L’ultimo incontro per definire i passaggi burocratico-fiscali è avvenuto venerdì 21 dicembre: in sostanza, si è lavorato a limare il difficile accordo fin sotto Natale.
Se la Cilp ha messo in cassa un bel pacco di milioni per tutte queste dismissioni – si parla di almeno una quarantina di milioni, il che azzererebbe il deficit fino ad oggi lasciando anche un cospicuo pacchetto di euro come salvagente per il 2013 – non sembra però aver risolto l’elemento base di tutto, cioè la sua trasformazione da impresa che perde soldi nell’esercizio giornaliero in impresa che invece guadagna. Rimangono molti problemi aperti proprio nella gestione quotidiana: il POT approvato una decina di giorni fa non ha sciolto totalmente – se non in modo formale e teorico – gli assetti all’Alto Fondale; né sembrano esserci ancora quelle rivoluzioni interne che per risanare l’impresa devono necessariamente tagliare gli eccessi di manodopera e gli eccessi (se ancora esistono) di retribuzione. Qualcuno teme che malgrado i nuovi supermanager si navighi ancora a vista.
Infine ci sono i problemi strutturali del porto. La dura presa di posizione del sindaco Cosimi sulla priorità che la Regione vuol dare agli investimenti per la Grosseto-Fano (si veda il fondino in questo stesso giornale) ha una reale ragion d’essere in chiave europea, sulla base dei programmi Ue per le reti TEN e le proiezioni della portualità italiana verso il centro e nord Europa. Sorprende semmai che il tema affrontato dal sindaco di Livorno non sia stato mai trattato dalle altre istituzioni, né dalla stessa Autorità portuale. Vuol dire che Cosimi è eccessivamente pessimista o che non ha ben chiaro il problema? Non ne siamo affatto sicuri: perché il sindaco di Livorno ha una importante presenza nelle istituzioni non solo nazionali delle città portuali, ed essendo tutt’altro che uno sprovveduto ha capito bene percorsi che forse altri non hanno nemmeno intravisto. Quindi sarà bene che Livorno si interessi un po’ di meno ai suoi pollai e un po’ di più alla dimensione europea e mediterranea del suo prossimo futuro. Svegliarsi dai bei sogni sotto le docce gelate di realtà maturate altrove non è augurabile per nessuno.
A.F.
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