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Da Salvadori: ma il bacino dove lo metto?

Gianfranca Salvadori

LIVORNO – Non c’è niente di facile quando si tratta di intervenire su situazioni “incancrenite” da anni. E il discorso vale per la necessità di spostare il bacino galleggiante dei Salvadori dall’attuale posizione della Calata del Magnale per lasciare libero il bacino di evoluzione in Darsena Toscana. Se ne parla da anni – il nostro giornale dedicò al tema anche un Quaderno speciale – ma ad oggi si è sempre in attesa che il suddetto bacino, poco più di 100 metri di lunghezza, trovi la sua prevista destinazione in Darsena dei Calafati. Nel frattempo, dopo che fu spostato dal porto Mediceo con la promessa di una rapida collocazione nella suddetta darsena dei Calafati, niente è stato fatto.
Per i Salvadori ci sono oggi due notizie: quella cattiva, cioè che il bacino va tolto dall’attuale collocazione (e momento non potrebbe essere meno opportuno, visto che tra pochi giorni vi deve entrare una nave da diporto per lavori preventivati in 120 mila euro almeno); e quella moderatamente buona, secondo la quale l’Autorità portuale ha finalmente appaltato i lavori della darsena Calafati, dove appunto il bacino avrà la sua destinazione definitiva.
[hidepost]I Salvadori a loro volta – fratello e sorella sono tra gli imprenditori portuali più schivi ma anche più determinati a difendere il proprio lavoro – hanno avuto in queste ultime settimane incontri quasi giornalieri in Autorità portuale: perché la Darsena Calafati è una destinazione finale agognata, ma sarà pronta – se saranno rispettati i tempi della gara – alla fine del 2014. E nel frattempo? Loro non parlano, rimandano alle notizie dell’Authority: ma non sono certo rilassati. Ne va di anni di lavoro programmato che rischia di saltare.
L’Authority a sua volta si è trovata la patata bollente in mano e non sembra avere molte alternative. Ai Salvadori è stato proposto un trasferimento provvisorio – ma urgente: entro fine luglio l’attuale sito sul Magnale dovrà essere liberato per la prova della Yang Ming – inizialmente sulla banchina 75, lato esterno del Mediceo; poi, visto che non si tratta certo di una sistemazione facile (e il cantiere Benetti non accetterebbe di avere un bacino di riparazione a pochi metri dai suoi super-yachts) si è ripiegati sulla Bengasi. Eterna incompiuta, la Bengasi ha misure compatibili con il bacino Salvadori, anche come fondale: ma incide sul terminal LTM che a sua volta ne ha bisogno come il pane. E per Salvadori sarebbe un vero dramma perché non vi esistono attacchi elettrici e idrici – indispensabili al bacino – oltre al fatto che personale, materiali pesanti e macchinari dovrebbero attraversare il canale ogni giorno o in alternativa fare un lungo giro fuori dal porto e di due varchi doganali.
Pare che potrebbe esserci una terza soluzione: quella della calata Pisa, che è a 30 metri dal cantierino Salvadori, consentirebbe un rapido spostamento “provvisorio” del bacino, e per quanto impegnata sui traffici della Tirrenia ha già un’alternativa – dove settimanalmente le navi Tirrenia vanno ad operare – alla radice del silos. Se ne sta parlando, ma anche qui qualche problema – volendo – può saltar fuori. Fatto sta che l’esperimento Yang Ming si avvicina, i tempi si riducono, e spostare un bacino galleggiante non è come spostare una barchetta. Le decisioni vanno prese e alla svelta. Altrimenti potrebbe scoppiare l’ennesima rivolta in porto. Che proprio sarebbe l’ultima cosa di cui lo scalo ha bisogno.
A.F.

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Pubblicato il
15 Giugno 2013

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