Da Euro-Med “From Land to Sea” criticità e valori del cluster marittimo
Sottolineata l’esigenza di una programmazione nazionale dei porti e degli investimenti anche in vista dei nuovi programmi dell’Unione Europea per il comparto – Le connessioni tra le reti infrastrutturali e il valore reale delle tipologie di traffici

Enrico Maria Pujia (a sinistra) con Emanuele Grimaldi.
ISCHIA – Il convegno annuale organizzato dal Gruppo Grimaldi si è tenuto nei giorni scorsi nella splendida isola campana ed ha avuto come relatori, nelle sue due sessioni, i maggiori esponenti delle realtà interessate all’economia dell’area euro-mediterranea. Ne è emerso un fermo-immagine delle diverse situazioni insieme alle notizie sui progetti in corso e sugli orientamenti attuali: una panoramica importante per gli oltre 350 stakeolder italiani ed esteri intervenuti all’appuntamento.
L’Euro-Med Convention rappresenta un momento rilevante per l’economia marittima generale considerando che il Gruppo ha interessi in oltre 110 porti di 47 Paesi del Mediterraneo, Nord Europa, Africa Occidentale, Nord e Sud America ed occupa circa 10.000 persone.
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Il panel degli oratori alla Convention Grimaldi.
Un’attività, quella del gruppo armatoriale campano, che negli anni ha visto estendere il proprio campo d’azione oltre che nell’aumento dei collegamenti marittimi anche nell’integrazione dei servizi logistici contribuendo all’economia dei Paesi coinvolti. Un esempio ne è Barcellona – rappresentata alla convention dall’AD dell’Autorità Portuale Josè Alberto Carbonell Camallonga – che, grazie ai 20 milioni di euro investiti da Grimaldi nel terminal inaugurato nel luglio scorso, ha oggi ulteriori opportunità di ricchezza e lavoro. Un porto, quello di Barcellona, che in 50 anni si è quadruplicato nelle dimensioni grazie allo sviluppo dei traffici, – come ha detto l’AD spagnolo – e che negli ultimi 15 anni ha aumentato del 30% quelli nel Mediterraneo ed intende rimanere al passo sui tanti nuovi fronti di nuova tecnologia.
Enrico Maria Pujia, direttore generale della sezione Trasporto Marittimo del ministero delle Infrastrutture e Trasporti, ha richiamato la necessità di una condivisione per valorizzare le potenzialità del settore “per una visione di insieme dove le interconnessioni con le reti stradali e ferroviarie supportate da un adeguato sistema di logistica integrata rivestano un ruolo determinante” ed ha quindi apprezzato l’occasione di confronto come il convegno Euro-Med, convinto che con le idee sviluppate si possa incidere sulla seconda conferenza Euro Mediterranea dei Ministri di Trasporti del prossimo 14 novembre a Bruxelles. Secondo Pujia da quel contesto usciranno le grandi priorità di sviluppo del settore tra cui il potenziamento delle connessioni fra le reti infrastrutturali e trasporti nord/sud Mediterraneo. Saranno monitorati in quella sede i risultati del PART 2007/2013 (Piano d’Azione Regionale Trasporti relativo alla zona mediterranea) per individuare le linee direttrici del nuovo piano 2014-2020. Sempre in tema di necessità delle cooperazioni euro mediterranee anche un plauso al lavoro dei ministeri dei Trasporti dei Paesi GTMO 5+5 (Italia, Francia, Malta, Portogallo, Spagna più Algeria, Libia, Marocco, Mauritania e Tunisia). Poi un richiamo ai fatti di casa nostra: i vari rapporti del Censis evidenziano come il cluster del mare ha capacità di interconnessione ed ottimizza le filiere degli interventi a livello politico-amministrativo e, in definitiva, funge da forte leva per il rilancio economico del Paese. Quindi – secondo Pujia – nella riorganizzazione del ministero delle Infrastrutture e Trasporti “il cluster marittimo italiano deve assumere un ruolo determinante”. Importante è anche l’azione delle cooperazioni in atto come ad esempio quella in essere tra i porti (vedi Ravenna) dell’area adriatica/ionica/greca che con il loro “fare sistema” riescono a valorizzarsi reciprocamente, favorendo complementarietà e specializzazione del singolo scalo. Pujia ha infine segnalato l’importanza strategica del progetto ANNA (rete tra le amministrazioni europee) e del “Progetto COSTA”, cui ha aderito Grimaldi Group, per sviluppare le condizioni quadro per l’uso dell’LNG.
Francesco Pettenati, consigliere del vicepresidente della Banca Europea degli Investimenti, ha parlato a nome dell’ente che riveste un ruolo primario per il raggiungimento dei progetti di sviluppo che hanno più che mai necessità di trovare gli adeguati finanziamenti. La BEI, il cui azionariato è composto dai 28 stati membri dell’unione, si definisce “partner finanziario naturale per le istituzioni della UE” e persegue la crescita sostenibile, e quindi l’occupazione, in Europa. I suoi interessi primari sono oggi rivolti alle reti trans europee ed alla ricerca di nuove energie che agevolino una climate action ed un trasporto sostenibile. Parlando di numeri: la BEI nel 2012 ha stipulato prestiti nell’UE per 44,8 miliardi riservando il 27% al settore trasporti (ma di cui solo il 5% al marittimo!) e l’11% al settore energia. Pujia ha infine resocontato sul finanziamento di navi in UE fornendo dettagliate spiegazioni sulle modalità per accedervi.
L’intervento del presidente dell’Autorità Portuale di Ravenna, Galliano Di Marco, ha suscitato molto interesse. Dopo un focus sull’andamento del suo porto che vede una ripresa dei traffici in questo ultimo anno, soprattutto per i ro-ro ed i containers, e sulle sue caratteristiche (leader italiano nelle merci varie non unitizzate e nei traffici con il Mar Nero) il presidente ha fatto notare come i piccoli progetti uniti a buona volontà riescano a produrre, addirittura in momenti di crisi come questo, risultati economici invidiabili. Grazie infatti agli accordi dell’Autorità con gli operatori (Grimaldi in testa) è stato possibile costruire un terminal, senza ricorrere a nessun fondo statale né europeo, che ad oggi ha tolto dalle strade 60.000 camion e creato 47 posti di lavoro e che continua a richiedere spazi per l’aumento di attività. Ed in vista c’è il nuovo terminal container con un fondale di 13 metri che verrà costruito con il finanziamento della CIPE dimensionato a dei traffici realistici (6/700mila teus). Un risultato raggiunto a costo però di grande dispendio di tempo ed energie: per sollecitare una semplice registrazione della delibera “ci sono voluti ben 8 mesi e questo non è accettabile – ha detto Di Marco – perciò chiedo ufficialmente aiuto al Governo affinché risolva il problema della burocrazia”. Secondo il presidente “deve essere posta attenzione alla validità dei progetti nella concessione dei finanziamenti, al rispetto delle regole che devono essere uguali per tutti, alla necessità di potenziare i traffici con i Paesi della Sponda sud-mediterranea, all’efficienza nei porti per attrarre traffici (Ravenna ha il primato nell’attivazione dello Sportello Unico e del preclearing)”, questo solo per citare alcuni dei temi da lui posti sul tavolo insieme alle rispettive proposte per affrontarli, “ma a nulla valgono le programmazioni senza una stabilità politica e sociale sia nei Paesi del Mediterraneo così come nel nostro” ha concluso auspicandola.
Al dibattito nella seconda sessione del convegno, moderato da Alfons Guinier, ex segretario generale di ECSA, hanno partecipato: il presidente di Assoporti e dell’Authority di Civitavecchia Pasqualino Monti che ha anticipato l’intenzione dell’associazione di redigere una Carta dei Servizi per la loro liberalizzazione; il presidente dell’Autorità Portuale di Salerno Andrea Annunziata che ha sottolineato l’importanza dell’autonomia finanziaria dei porti ed il presidente dell’Autorità Portuale di Brindisi Hercules Haralambides che ritiene importante in Italia investire in infrastrutture idonee allo sviluppo del sud con la contropartita di un rispetto rigoroso di condizioni e necessario – a livello europeo – lavorare per una distribuzione più equilibrata nella previsione degli interventi per evitare che il 10% del traffico sia concentrato, come è oggi, nei pochi porti del nord. Sono seguiti gli interventi del direttore dell’associazione europea delle imprese di logistica ECG Mike Sturgeon e dall’amministratore delegato di RAM SpA, il professor Tommaso Affinita, e di lui riportiamo abstract in questo numero.
Da Emanuele Grimaldi, amministratore delegato dell’omonimo gruppo e neo presidente Confitarma, il pieno appoggio a quanto sostenuto anche da Galliano Di Marco relativamente alla necessità di valutare bene, nelle scelte strategiche, il valore del traffico che spesso viene associato solo con quello dei containers quando i numeri dicono che le altre tipologie sono altrettanto, se non più, redditizie, incluso quello ro-ro; Grimaldi ha parlato dei nodi cruciali del settore armatoriale che riguardano il prezzo del carburante, ancora troppo caro, i prezzi di carico che soffrono delle fluttuazioni dovute all’instabilità politica e la necessità di affrontare i regolamenti di Basilea ovvero l’obbligo di portare allo 0,1 nel 2015 la percentuale di zolfo nel fuel nelle zone SECA. A questo proposito ha informato che sono allo studio nuovi sistemi di bunkeraggio al fine di avere nuove opportunità tecnologiche. E tornando sul tema dei costi del carburante ha evidenziato quanto possa incidere una percentuale di risparmio citando come dato il costo annuale sopportato dal suo gruppo pari a 800 milioni di euro considerando la preponderanza di questa voce nei costi generali. Già nello scorso anno con la creazione del Dipartimento del Risparmio energetico si sono ottenuti significativi risultati ed è previsto entro il 2015 un ulteriore miglioramento del 15% che, rapportato ai valori assoluti, dà un risparmio molto importante. Tante sono le vie per arrivare al risultato sia percorrendo la strada dell’innovazione tecnologica che più semplicemente operando uno scrubbing sul naviglio ultra trentennale, comunque quale sia la via percorsa un non secondario risultato aggregato è il raggiungimento di valori di inquinamento più contenuti.
Cinzia Garofoli
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