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Ecco il “piano B” della piattaforma Europa

Elaborati i disegni di massima e i costi sommari – Il progetto fa parte del nuovo piano regolatore del porto ormai prossimo all’approvazione

(clicca per ingrandire)

LIVORNO – L’hanno chiamato “piano B”: e anche se ogni attinenza ai più celebrati “lati B” delle belle donne è puramente casuale, a qualcuno è venuto da ridere, perché si tratta pur sempre di un’assonanza un po’ ironica. Ma andiamo sul serio: con il piano regolatore del porto livornese ormai avviato – dicono entro l’anno – a diventare ufficiale e “spendibile”, questo importante stralcio che potrebbe avviare davvero la trasformazione del porto-budello dei containers – malgrado i lodevoli sforzi del TDT la Darsena Toscana difficilmente può essere considerata il porto containers del futuro – diventa di interesse immediato.
[hidepost]Eccolo dunque, secondo gli elaborati che l’Autorità portuale di Giuliano Galanti e Massimo Provinciali ha commissionato all’ATI (Associazione Temporanea Imprese) guidata da Modimar quello che viene ufficialmente chiamato lo studio di fattibilità del primo stralcio funzionale della Piattaforma Europa.
Il disegno qui sopra, per chi conosce il porto di Livorno, è già di per se significativo: ed evidenzia in tratteggio più scuro quello che è appunto lo stralcio rispetto al più generale e futuribile completo della Darsena. Per la quale si era ipotizzato un costo superiore al miliardo di euro, peraltro ottimistico alla luce delle recenti rivalutazioni. Il “piano B”, o primo stralcio funzionale, richiederebbe invece poco meno di mezzo miliardo, comprese alcune opere accessorie indispensabili per la piena funzionalità, come il collegamento ferroviario diretto e i relativi scavalchi per circa 60 milioni. I costi maggiori sarebbero quelli relativi ai dragaggi a -16 metri, le dighe foranee da realizzare a cassoni, le nuove banchine a -16 metri e le pavimentazioni dei piazzali, da realizzare a tenuta di forti carichi.
Ci fermiamo qui, anche perchè ad oggi gli elaborati completi dello stralcio in questione non sono stati ancora ufficializzati. Va da se che per cifre rimaste importanti – anche mezzo miliardo di euro invece di oltre un miliardo esula da quelle che sono le possibilità finanziarie locali e pubbliche – occorrerà coinvolgere il privato, che potrebbe essere qualche network internazionale alla ricerca di un porto container da gestire in diretta. Di esempi ce ne sono molti in giro e gli stessi gestori genovesi del TDT, che hanno con loro soci significativi, potrebbero essere interessati. Ma se parlarne al momento è prematuro, è invece importante capire che forse almeno questo “piano B” non è solo per sognarlo. Senza doppi sensi di alcun tipo.
A.F.

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Pubblicato il
30 Ottobre 2013

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