Taranto e i progetti “mistero”
I grandi sogni della piattaforma logistica e del network dei containers

Michele Conte
Da Michele Conte, presidente del Propeller Club di Taranto Taras, riceviamo.
TARANTO – Il recente rapporto della Società specializzata Jones Lang LaSalle “Porti Marittimi europei: le opportunità per la logistica”, evidenzia che la movimentazione dei contenitori nel mondo è cresciuta: dai 90 milioni di Teu nel 1990 ai 590 milioni del 2012 con una crescita di oltre il 550%, al di là della flessione registrata nel 2009 per effetto della crisi economica mondiale.
Taranto alla fine degli anni ‘90 si era assicurata una fetta di questo mercato adeguando rapidamente tra il ’98 e il 2001 (ideazione, appalto, esecuzione e collaudo dei lavori) il Molo Polisettoriale (opera inutilizzata per 20 anni) a terminal contenitori offrendo ad Evergreen (che operava a Gioia Tauro e cercava altri spazi) la possibilità di insediare il proprio terminal di distribuzione del Mediterraneo.
[hidepost]Conseguentemente fu ideata e programmata la possibilità che, in terreni limitrofi all’area portuale, si realizzasse un Distripark e all’interno dell’area portuale, contigua alla rete ferroviaria e al varco stradale merci, una piattaforma logistica al fine di trasformare il traffico di transhipment per la redistribuzione, con rotte a breve raggio dei contenitori, sempre chiusi e con le merci da lavorare nei porti di destinazione finale. A Taranto 100-150 euro e poca occupazione, a destinazione: o nei centri di lavorazione 1000-1500 euro e grande occupazione.
Oggi il rapporto di Jones Lang LaSalle certifica, ancora una volta, con l’esperienza di ciò che accade nel mondo, che secondo “le ultime previsioni il volume dei contenitori trasportati potrebbe raddoppiare da oggi al 2030.” In questa crescita oltre ai porti cinesi che saranno sempre i maggiori attori, anche l’Europa sarà protagonista con una crescita che potrebbe passare dai 95 milioni del 2012 ai 150 milioni del 2030. E’ del tutto evidente che una tale crescita dovrebbe trovare i porti europei attrezzati per assorbire parte di tali volumi. Infatti i volumi del commercio globale vengono gestiti per l’80% via mare e pertanto i porti dovranno essere pronti ad accaparrarsi quote di questi volumi. La competitività dei porti si concentra su una serie di caratteristiche tecniche quali: il grado di accessibilità nautica, la capacità di gestione e movimentazione dei carichi, la fornitura dei servizi e l’efficienza delle connessioni intermodali di raccordo con il territorio. Tra queste caratteristiche assumono sempre più importanza, come risorse per far diventare o per mantenere un porto competitivo, il valore e l’efficienza degli impianti di logistica, atteso che vengono riconosciuti sempre più importanti i benefici che possono derivare dal poterli localizzare presso i porti utilizzati per l’import ed export. Taranto era ed è uno dei pochi porti fuori città e con grandi spazi a disposizione.
Ovviamente la domanda per impianti logistici varia a seconda della localizzazione e delle caratteristiche di ogni singolo porto e dalla disponibilità di terreni adatti per lo sviluppo. Diverse aziende in Europa e nel Mondo stanno pianificando ed intensificando lo sviluppo dei “magazzini-empori” (Distripark) e proprio questo settore può diventare una opportunità per l’immobiliare logistico e per lo sviluppo dell’occupazione ad impatto ambientale quasi zero.
A questo punto la domanda sorge spontanea: perché invece a Taranto il traffico dei contenitori è ridotto quasi a zero e il progetto Distripark è diventato un oggetto misterioso di cui “…è meglio che non si parli…” le spese però proseguono?
E se non si parla di progetti di sviluppo di che si parla? Se la tanto sbandierata piattaforma portuale pugliese non sarà la destinazione di una fetta dei contenitori che girano il mondo si potrà dare l’addio alla crescita dei porti, all’interporto (si quello pugliese!), all’aeroporto cargo, al trasporto ferroviario e alla logistica in generale e se non c’è logistica che futuro ci attende? Siamo all’inizio di un nuovo anno dell’era globalizzata, ma Taranto torna indietro, come peraltro il Governo Italiano: che anziché attrezzare i porti per le nuove sfide, eliminando le pesantezze burocratiche che opprimono lo sviluppo delle infrastrutture, sopprime la Direzione Generale dei Porti e vuole modificare la legge 84/94: forse anche per sistemare i politici trombati?
Michele Conte
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