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Del relitto e delle pene

Gli “agganci” alla vicenda Fincantieri e l’impegno della Regione Toscana

Luciano Guerrieri

FIRENZE – La Regione Toscana è decisa a spendersi, sia politicamente che sul piano istituzionale, perché il relitto della Costa Concordia venga smantellato a Piombino. E’ il risultato della conferenza di servizi dei giorni scorsi, di cui abbiamo già scritto. Ma è anche un “memento” alla Costa Crociere che malgrado i tanti solleciti ha confermato che deciderà solo a marzo il porto dove il relitto sarà smantellato. Enrico Rossi, presidente della Toscana, sta seguendo attentamente anche il processo di Grosseto dal quale emergono ciclicamente responsabilità della società armatrice che potranno giocare anche nelle scelte della demolizione.
[hidepost]Se il “pallino” è attualmente in mano all’Autorità portuale di Piombino per i tempi di concreta realizzazione delle strutture necessarie per accogliere il relitto, appare evidente che la partita si stia giocando anche ad altri livelli. Costa Crociere appartiene a un gruppo americano che non ha fatto mistero della volontà di mantenere buoni rapporti di lavoro con Fincantieri: la quale Fincantieri è uno degli “asset” che lo Stato italiano sta mettendo sul mercato per far cassa; e c’è chi dice che tra i possibili acquirenti della quota in vendita potrebbero esserci proprio operatori del settore delle crociere, interessati al know-how della cantieristica italiana ancora leader nel campo delle grandi navi da crociera. In sostanza, il problema sembra assai più articolato della semplice scelta di un porto dove demolire la nave. E va oltre la semplice valutazione economica, perché altrimenti la scelta del porto della Turchia dove Costa demolisce da anni le sue navi sarebbe da tempo scontata.
A voler essere sospettosi infine, preoccupa il continuo aggiungersi di candidature italiane alla demolizione: si sapeva di Palermo e Civitavecchia, ma in questi giorni si è rifatta sotto anche Genova – Fincantieri? – e c’è stata una new entry, Taranto, appoggiata ovviamente alle problematiche dell’acciaieria. Da chiedersi? Non è che tutto questo polverone sia pilotato per indebolire l’opzione Piombino e – come si dice – arrivare al vecchio proverbio secondo cui tra i due litiganti (o i tanti) il terzo (Turchia?) alla fine gode?
Entro marzo dunque – se l’impegno sarà rispettato – Costa Crociere scioglierà la riserva. Entro marzo si vedrà anche con che ritmo crescono i lavori di Piombino: e sarà anche più semplice calcolare lo stato di avanzamento degli altri fondamentali lavori, quelli per il rigalleggiamento del relitto. Un “puzzle” complesso, nell’insieme, nel quale si giocheranno molte carte importanti: i 300 e passa milioni di ricaduta sul territorio che demolirà il relitto, l’accreditamento di Piombino, in ogni caso, come porto europeo per le demolizioni navali, le capacità della burocrazia nazionale e regionale di mantenere i tempi promessi, la stessa “tenuta” degli equilibri a Piombino, in attesa che il commissariamento-bis dia luogo alla nomina di un presidente dell’Autorità portuale. Ce n’è abbastanza per tenere Piombino sotto la lente quotidiana dell’interesse nazionale.

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Pubblicato il
1 Febbraio 2014

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