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Le ipotesi e il dubbio dei dubbi

LIVORNO – Non c’è dubbio che la tragedia della Costa Concordia stia diventando, con buona pace delle povere vittime, una specie di tragicommedia. Perchè solo in questo povero Paese si può arrivare all’assurdo di preannunciare ai quattro venti che il relitto sarà rimesso in galleggiamento tra un mese o poco più, e nello stesso tempo tenere in bagnomaria due o tre porti senza annunciare dove il relitto andrà davvero per la demolizione.
[hidepost]Roba da non credere, per non usare termini più urticanti.
Perchè è ovvio che predisporre un sito per la demolizione di un relitto colossale e complicato come quello della Concordia non si può fare certo in trenta giorni, presupponendo la mobilitazione di società capaci di metterlo in sicurezza, di trasportare altrove i materiali di risulta, di smaltire quelli considerati rifiuti speciali, di richiamare il loco esperti, centinaia di autotrasportatori, impegnare la Guardia Costiera per la vigilanza, eccetera eccetera.
Tutto questo ci autorizza ad almeno due supposizioni. La prima: Costa Concordia ha deciso da tempo dove inviare il relitto e magari ha già preso accordi più o meno riservati, portando per il naso mezza Italia. La seconda: il governo nazionale e quello regionale, che un anno fa erano schierati Manu Militari per il trasferimento più logico per vicinanza a Piombino, dove tra l’altro sono stati avviati lavori milionari con i soldi pubblici, hanno adesso calato le braghe e la tirano alle lunghe non sapendo come fare marcia indietro: e hanno mandato allo sbaraglio Gabrielli, che tanto sa bene come inghiottire bocconi amari (gli capita tutti i giorni).
L’ipotesi Genova, che Gabrielli chiaramente sponsorizza, viene avanti giorno per giorno, malgrado richieda una navigazione del relitto lunga cinque giorni, almeno tre trasferimenti intermedi (Voltri, poi un’area interna, poi solo alla fine di metà smantellamento, si arriva al bacino di carenaggio) e una specie di inferno stradale per il trasferimento dei materiali fuori dall’intasatissima cerchia portuale.
Va bene così? Chi prenderà la decisione e la sottoscriverà a livello di governi nazionale e regionali se ne assumerà ovviamente ogni responsabilità. Ma forse sarebbe più corretto e responsabile smetterla di menare il can per l’aia. Anche perchè non siamo sudditi, siamo – fino a prova contraria – persone capaci anche di non bere da stupidi tutto quello che ci viene ammannito.
Sperando ovviamente di sbagliarci, sapendo che càpita, eccome se càpita…
Antonio Fulvi

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Pubblicato il
7 Maggio 2014

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