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E ora Nogarin mette il porto in fibrillazione

LIVORNO – Potrebbe venire dalla sospirata vendita della parte immobiliare del Faldo, l’autoporto di Collesalvetti, la bocca d’ossigeno che la Compagnia portuali livornese aspetta da tempo per risanare una parte importante del suo bilancio e rilanciarsi su nuove operazioni in joint con i privati: prima di tutto la partecipazione alla privatizzazione della “Porto 2000”.
[hidepost]Il traffico delle auto nuove sta riprendendo, con percentuali di crescita finalmente interessanti: e pare che intorno al Faldo rònzino fondi di investimento internazionali interessati all’operazione. Se ne parlerà lunedì 30 nell’assemblea della Cpl, una delle più delicate degli ultimi anni.
In attesa, c’è fibrillazione in porto per la costante presenza sulle banchine e nelle realtà operative più importanti del neo-sindaco di Livorno Filippo Nogarin. E c’è fibrillazione specialmente perché l’ingegner Nogarin non ha aspettato nemmeno di avere una giunta per andare a dare un’occhiata – si dice con molta decisione – su entrambe le sponde della Darsena Toscana (compreso il TDT), alla Porto 2000, nel porto mediceo e nell’area industriale. Della serie: da buon ingegnere, Nogarin ha ben chiaro che il polmone economico della città oggi è fondamentalmente il porto, e se in porto c’è qualcosa che non funzione è la città a rimettersi. Ovviamente l’attivismo di Nogarin in porto ha innescato tutta una serie di interrogativi. Del tipo: perché farsi accompagnare in Darsena Toscana da Roberto Piccini, che solo pochi giorni prima in campagna elettorale i Cinque Stelle bollavano come un esponente della vecchia nomenklatura da “asfaltare”? E perché Nogarin tutto solo si era già “infiltrato”- non ancora sindaco e anzi ben lontano dallo sperarlo – nell’ultima riunione del Propeller Club, ospite a quel momento sconosciuto del presidente uscente Cino Milani? Sono tutti segnali – ed è facile capirlo – che indicano nel nuovo sindaco un interesse concreto sia alle problematiche economiche del porto, ma anche ai suoi meccanismi “politici”, all’intreccio di poteri che vi dominano, e ai contrasti che accompagnano da sempre ogni tipo di cambiamento orchestrato dalle istituzioni. Il sindaco ha imparato presto che nel piano regolatore del porto – sotto esame da mesi al Consiglio Superiore dei Lavori pubblici, che gli starebbe facendo le bucce in modo assai meno amichevole di quanto sperato da Gallanti e Provinciali – il Comune ha e deve avere una voce in capitolo; ed ha imparato presto che il Comune sarà determinante – se la riforma della 84/94 rimane al palo – anche nelle nomine di fine anno per l’Autorità portuale. Infine ha imparato che il nocciolo duro del Pd contestato – al quale ha strappato il Comune con riflessi addirittura epocali in tutto il mondo – è ancora nella Compagnia portuali, dove è già nata una forte sezione dei “Cinque stelle” decisa a rendere la vita difficile alla nomenklatura. Insomma, come ha detto Nogarin dopo l’insediamento, ci sarà da vederne delle belle – che si voglia cominciare proprio dal porto?
Antonio Fulvi

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Pubblicato il
25 Giugno 2014

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