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Authority Livorno ora si sgomita ma con la sordina

Nereo Marcucci

LIVORNO – Passate le feste, ricreazione finita. E allora, non giriamoci intorno, all’argomento: il 13 gennaio, tra una manciata di giorni, si matura il traguardo dei 3 mesi alla scadenza del presidente dell’Autorità portuale labronica; e scatta il termine di legge per presentare al ministro le terne (sia chiaro: la legge parla di terne, al plurale) da parte delle istituzioni ex legge 84/94. Nella fattispecie Camera di Commercio, Provincia, Comuni di Capraia e Livorno (Collesalvetti non sembra ancora ammesso). Ma le terne non dovrebbe richiederle il ministro? E’ prassi, ma non legge. Quindi, anche se non richieste, andrebbero presentate. E c’è da prevedere che si aprirà proprio nei prossimi giorni la corsa – già con preannunciati prodomi e sgomitamenti – per entrare tra i (e le) papabili. Anche se per il momento c’è la sordina e nessuno vuol bruciarsi prima del tempo.
[hidepost]Ma a che servono le terne se il ministro da tempo commissaria ogni Authority in scadenza? Lo abbiamo chiesto a Nereo Paolo Marcucci, presidente di Confetra, primo presidente di Port Authority in Italia proprio a Livorno (più volte rimpianto), poi nel board di vertice di Contship Italia, oggi membro della commissione dei “15 saggi” che a Roma sta lavorando proprio sulla riforma della riforma. Come si dice, uno che la le mani in pasta e che dentro il ministero ha più che un’antenna d’ascolto.
”Premesso che la legge 84/94 indica con chiarezza che le terne devono essere inviate tre mesi prima della scadenza dei presidenti di Authority – risponde Marcucci – in ambito ministeriale si sostiene che sarebbe assurdo nominare o riconfermare presidenti alla scadenza quando è in corso di esame a Roma un accurato lavoro di revisione della normativa; lavoro che in base al testo dell’art. 29 ha anche il compito di prefigurare una diversa governance dei porti. Sembra ragionevole pertanto la scelta del ministro di non procedere a nuove nomine o riconferme procedendo a commissariare le Autorità portuali in scadenza, Meglio se nominando commissari i presidenti uscenti per logiche di continuità amministrativa. Non dimentichiamoci peraltro – conclude il presidente di Confetra – che l’articolo 29, comma 1 che ha istituito la commissione dei 15 ha dato un termine al suo lavoro, il 12 febbraio prossimo; e in quella data il ministro avrà in mano una o più proposte sulla base delle quali affrontare, con il governo, le nuove linee di governance dei porti, gli eventuali accorpamenti delle Authorities e in sostanza la normalizzazione delle stesse”.
Fin qui Marcucci. Secondo il quale, a leggere le sue parole, sembrerebbe scontato il commissariamento dell’Authority di Livorno lasciando in sella Giuliano Gallanti. Per i soli 45 giorni previsti dalla legge? Gli esempi che si sono visti in giro dicono di no: basta citare Piombino, dove l’ex presidente Luciano Guerrieri è stato confermato commissario (ogni volta per 6 mesi) ben tre volte. Si dirà che Guerrieri è uno bravo, è stato uno dei “saggi” di Assoporti, ha accompagnato il “miracolo Piombino” e sarebbe stato assurdo scavalcarlo a metà dell’opera (ed oggi sembrerebbe essere in corsa, con parecchie chances, anche per una eventuale Authority accorpata tra Livorno e Piombino). Comunque sia, è un precedente. Di sicuro Gallanti ha una levatura internazionale riconosciuta, ha una forte collaborazione nella gestione quotidiana da parte di personaggi come Massimo Provinciali e Matteo Paroli, ha buoni rapporti a Roma. Insomma, pare avere il profilo ideale per essere commissario post-presidente. Ammesso che in questo strano paese dove il Diritto è anche il rovescio (l’ho già scritto?) comandi la logica.
Antonio Fulvi

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Pubblicato il
10 Gennaio 2015

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