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Se gli errori li pagano gli altri…

VENEZIA – C’è chi sostiene che da qualche tempo i veneziani abbiano la vocazione al masochismo. Ovvero, cerchino tutti i modi per farsi male da soli.
[hidepost]E’ il caso del pasticciaccio brutto delle navi da crociera: in cui la sentenza del Tar, che come noto annulla l’ordinanza della Capitaneria (che vietava il transito nella Giudecca e a San Marco delle navi più grandi) pare arrivata troppo tardi per la pianificazione delle compagnie; le quali a Miami confermeranno, tra poco più di un mese, che per questa stagione andranno altrove. Ed è il caso del famoso – o famigerato – progetto del terminal containers offshore, tanto esaltato dal presidente dell’Authority Costa quanto assolutamente inviso al “sistema” dell’Alto Adriatico, dove già l’offerta di terminal containers e di fondali adeguati (si pensi a Trieste con i suoi 20 metri, ma anche a Fiume eccetera) risulta di molto superiore anche alla più ottimistica delle richieste di oggi e domani.
Ciascuno è libero di farsi del male, si dice: ma se sulle crociere è stato un legittimo (ma probabilmente eccessivo) timore dei difensori del delicato equilibrio ambientale della città a ottenere il divieto (oggi annullato dal Tar), i riflessi di quella scelta stanno andando ben oltre la semplice fuga delle grandi navi dalla sola Venezia. Le conseguenze le stanno pagando tutti i porti dell’Alto e Medio Adriatico, dove le navi da crociera arrivavano solo perché la destinazione principale era Venezia. La conferma viene sia dai porti della costa Est, sia dal principale scalo “complementare” della costa ovest, ossia Ravenna: da quando è scattata la fuga da Venezia, anche a Ravenna le crociere sono in caduta libera. E sarà difficile riprenderle malgrado l’impegno della città e della Regione, che pure hanno tante cose belle da far vedere ai turisti.
Si dirà forse che “salvare” Venezia, patrimonio dell’umanità, val bene la perdita di qualche centinaia di migliaia di turisti in una città che forse ne ha anche troppi. Considerazione legittima su tutti i piani: meno su quello dell’economia, specie considerando anche la perdita di risorse nei porti adriatici dove non ci sono timori ambientali. Forse sarebbe stato meglio, come del resto dice la motivazione del Tar, valutare in modo più approfondito gli effetti del blocco. Sperando che il tutto insegni qualcosa anche in merito all’altra diatriba veneziana, quella della mega-piattaforma offshore per i contenitori.
A.F.

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Pubblicato il
21 Gennaio 2015

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