Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

Chi incalza Lupi su Incalza

ROMA – La tentazione è, ovviamente, di abbandonarsi allo sconforto: o per chi ancora ce la fa, alla furiosa e impotente rabbia di chi giornalmente cerca di sfangarla e crede ancora in un paese potenzialmente pulito.
[hidepost]Ma adesso che la magistratura sta incalzando Incalza, e i suoi tanti (troppi ed equamente distribuiti) protettori, diventa fatale chiedersi quale credibilità abbiano tutti i grandi piani di riforme che con la regia dello stesso Ercole Incalza sono sul piatto del governo. Compreso il grande Piano Generale dei Trasporti e della Logistica che porta la sua firma, e dal quale deriverebbero molte delle scelte fondamentali del nascente piano di riforma dei porti.
Intendiamoci: la presunzione di innocenza, fino a condanna definitiva, fa parte delle regole. E inoltre non è detto che se il referente di un sistema che userebbe regalare Rolex d’oro e posti di lavoro privilegiati ai figli dei ministri sarebbe per questo un cattivo programmatore di riforme. Menti tecnicamente eccelse non sempre hanno un’etica altrettanto limpida.
Certo è che l’amarezza cresce, e i dubbi sull’intero sistema anche. Poi c’è chi, giudiziosamente ma non certo Coram Populi, invita a non aver fretta e a non giudicare dai processi mediatici. Sulla poltrona del ministro Lupi si addensano da mesi nubi di tempesta che poco hanno a che fare (almeno, così sembra) con Incalza & C. Si sa – e l’hanno scritto i più grandi quotidiani – che il premier Renzi lo subisce, non lo vorrebbe nel governo e aspetta l’occasione buona per sostituirlo, si dice con Debora Serracchiani che soffia sul fuoco. I più maliziosi arrivano persino a ipotizzare un trappolone montato ad hoc.
Difficile credere che investigatori e magistrati si siano inventati tutto per compiacere una certa linea politica. Ma se certe intercettazioni sono autentiche, bisognerà cominciare a pensare che anche i più importanti, intelligenti e scafati “super-dirigenti” – quelli che sono sul gradino immediatamente sotto al cielo – quando stanno al telefono diventano dei super-idioti. In un paese dove si intercettano anche i colloqui tra i bidelli e gli addetti alle pulizie negli asili, si possono fare telefonate come quelle di cui stiamo leggendo in questi giorni? Delle due, l’una: o c’è la stupida sicurezza di essere in ogni caso intoccabili; oppure certe telefonate sembrano ma non sono. Secondo una scuola di pensiero, non sarebbe la prima volta.
Comunque vada, torna il vecchio, saggio e amaro ammonimento ripreso anche da Carlo Goldoni: “Chi troppo in alto sal, cade sovente, precipitevolissimevolmente”.
E trascina sempre più giù questo povero paese e le nostre speranze.
Antonio Fulvi

[/hidepost]

Pubblicato il
21 Marzo 2015

Potrebbe interessarti

Il neo-kompanjia Stachanov

Il kompanjia Aleksej Stachanov in confronto era, come si dice da noi, uno scansafatiche: cioè robetta. Perché oggi l’avvocato Matteo Paroli copre in contemporanea due cariche da far tremare le vene ai polsi. È...

Leggi ancora

Per la guerra per la pace

C’è qualcosa di nuovo oggi nel cielo. No, non è l’aquilone della poesia di Giovanni Pascoli, quella che noi anziani dovevamo studiare a scuola. Il qualcosa di nuovo sono i droni: diventati in poco...

Leggi ancora

Tasse e governi

C’è la stagione di tutte le cose e di tutte le passioni. Questa d’oggi, per dirla come lo scrittore americano John Steinbeck, è quella “del nostro scontento”. Scontento? Noi del ceto medio siamo ancora una...

Leggi ancora

Hic sunt leones

Può anche darsi che, come spesso accade, l’allarme lanciato ai primi del mese dall’ammiraglio Enrico Credendino risponda anche all’altro celebre detto latino  Pro Domo Sua, riferito come noto a Cicerone. Però il capo di...

Leggi ancora

Uno scavalco che non scavalca mai

Se ne parla con comprensibile pudore: anche lo “scavalco” ferroviario tanto atteso e tanto sbandierato tra l’interporto Vespucci e le banchine di Livorno, finisce nell’elenco delle speranze deluse: almeno per i tempi. Scriveva Silvia...

Leggi ancora

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora
Quaderni
Archivio