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Aspettando la Riforma della riforma ipotesi di concorrenza al Nord Range

Quali sarebbero gli scali italiani capaci di meglio servire le aree di eccellenza manifatturiera – L’attesa delle decisioni di Renzi sullo scorporo del ministero

ROMA – Inutile girarci intorno: la riforma dei porti italiani aspetta di conoscere come il premier Matteo Renzi intenderà gestire il suo interim al posto del dimissionato ministro Lupi. E visto che la riforma dei porti non appare tra le 12 riforme prioritarie di Renzi nel campo delle infrastrutture (“Il Sole-24 Ore” di domenica scorsa, con una paginata di dettagli) c’è da temere sul serio che ci sarà una battuta d’arresto.
[hidepost]Il quotidiano della Confindustria ha ricordato quali sono le priorità di Renzi nel campo delle riforme delle infrastrutture. Ecco l’elenco: il Codice degli appalti, la Legge Obiettivo, le Politiche Abitative, il Trasporto Locale, il piano Aeroporti, la liberalizzazione ferroviaria, le Piccole opere dello Sblocca Italia, il terzo Valico, la Brescia-Padova, l’autostrada OrteMestre, la AV Torino-Lione, il Brennero. Nell’elenco, come si vede, i porti non appaiono nemmeno in secondo piano. Ed ha un po’ il segno della crescente preoccupazione sul tema l’appello di Assoporti, subito dopo le dimissioni di Lupi, perché la riforma non ritardi. Negli ultimi governi Assoporti è stata poco ascoltata e ancor meno consultata, sebbene Lupi formalmente l’abbia inserita nella commissione dei 15, non risulta che Renzi se ne faccia un dovere.
Andrebbe semmai approfondito, per chi ne ha capacità e strumenti, l’intervento quasi contemporaneo sempre su “Il Sole-24” del presidente dell’Authority di Venezia Paolo Costa dal significativo titolo “La sfida dei porti per aiutare le eccellenze UE”. La tesi elaborata dall’autore – che non va dimenticato essere stato anche ministro dei Lavori Pubblici e rettore dell’università Ca’ Foscari di Venezia – è che l’Unione Europea sta riconsiderando il sistema dei porti in base alle aree di eccellenza manifatturiera; e in questa ottica, considerando il valore aggiunto prodotto dalle più importanti aree manifatturiere europee, il porto meglio posizionato in Europa sarebbe proprio Venezia. Costa aggiunge che tra i primi dieci porti di questa classifica ce ne sono cinque italiani: nell’ordine Genova, Trieste, La Spezia, Ravenna e Livorno “tutti meglio piazzati – scrive Costa – rispetto ai grandi porti del mare del nord”.
Se l’Europa fa la sua parte con i corridoi TEN-T, continua l’analisi del professor Costa, adesso tocca all’Italia “che ne ha l’occasione con il piano strategico della portualità e della logistica in corso di redazione. Togliendo i tappi all’accessibilità navale per Livorno, Ravenna e Venezia – conclude Costa – e i tappi all’accessibilità terrestre o alla carenza di spazi operativi per Trieste, Genova e La Spezia, l’Italia può dotarsi del giro di dieci anni di un’industria portuale competitiva in Europa”.
A patto che la riforma ci sia e sia in tempi veloci, è la logica conclusione.
A.F.

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Pubblicato il
28 Marzo 2015

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