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Intanto Delrio porta a Bruxelles la “sua” riforma

ROMA – Tutti parlano della riforma della riforma: e se non tutti, almeno parecchi a sproposito, per sentito dire o con il criterio mai dismesso del Cicero pro domo sua. E intanto che fa il ministro Delrio?
[hidepost]Zitto zitto va a Bruxelles e presenta la bozza della riforma, così come la vede lui, alla commissione UE. Con due promesse: la prima che la bozza in questione sarà nel decreto-omnibus del ministro Marianna Madia alla fine di questo mese, per avviare il suo iter da concludere possibilmente entro settembre: la seconda è che l’Italia vede lo sviluppo dei suoi porti “core” non solo unicamente nelle infrastrutture dedicate ai containers, ma anche in quelle dei ro/ro con le Autostrade del mare, sul principio che ogni investimento pubblico deve dare certezza di ricadute economiche e non deve essere un “benefit” per le lobbies politiche locali.
Sulla prima promessa, qualche inquietudine sembra serpeggiare, anche se sottopelle. C’è chi ricorda infatti che dal ministero della semplificazione della struttura pubblica del ministro Madia erano arrivate indicazioni sulla portualità che avevano fatto rizzare i capelli in testa a molti settori: con tanto di bozza che sembrava avesse impostato proprio quel ministero la riforma della 84/94. L’iniziativa sembrava rientrata, o almeno congelata: ma se quello che ha detto Delrio risponde ai programmi reali, c’è da vedere che nasceranno scintille.
Assai più condivisibile e condiviso il secondo punto, quello degli investimenti pubblici non concentrati sulle infrastrutture dei containers, o comunque investiti dove la “resa degli investimenti” (ROI è l’acronimo internazionale) è sicura e certificabile. Al ministero si è fatto anche l’esempio della piattaforma Europa di Livorno: ROI certificabile anche perché la nascita del nuovo porto esterno (solo inizialmente per i container e basta) libererà l’intera darsena Toscana che potrà essere finalmente “riciclata” ai traffici ro/ro che oggi soffrono di carenza di spazi a terra e di banchine. Musica dolce, quella della trasformazione della Darsena Toscana in terminal ro/ro per le orecchie di armatori come Grimaldi, che nel comparto hanno investito e continuano a investire.
L’ultima notizia sulla bozza della riforma riguarderebbe il numero delle super-Autorità portuali con i relativi accorpamenti: non saranno più otto, come indicato in precedenza, ma nove, perché l’Authority nord-adriatica inizialmente comprendente i porti di Venezia, Trieste, Ravenna e Ancona, sarebbe più realisticamente divisa in due: da una parte Trieste e Venezia, dall’altra Ravenna ed Ancona. Anche l’iniziale ipotesi di Gioia Tauro da sola era già rientrata, accorpando quest’ultimo porto a quello di Messina. Ma sul tema degli accorpamenti, le Regioni stanno già affilando i coltelli: vogliono poter dire la loro. Non c’è che dire, il ballo sarà lungo: e non certo languido e delicato come i balli a corte.
Antonio Fulvi

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Pubblicato il
10 Giugno 2015

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