I rischi nei porti prevenzione e ruoli

Nella foto: Da Sinistra: Fiorenzo Milani , il moderatore Marco Starita, Gianni Andrea De Domenico, Damiano Capurso
La funzione delle Capitanerie di porto e il progetto europeo “Monalisa 2.0”- il fattore umano secondo le valutazioni di Fedepiloti
GENOVA – I porti sono luoghi dove il rischio non potrà mai essere eliminato ma può e deve essere minimizzato. Sulla sicurezza si è sviluppato uno dei primi e più concreti dibattiti della Genoa Shipping Week.
Partendo dal principio qui sopra enunciato il moderatore dell’incontro, Marco Starita dello Studio Tecnico Navale e Meccanico Moroso-Starita, ha spiegato l’obiettivo del convegno ovvero la ricerca e l’analisi dei fattori che avvicinano a questo risultato anche attraverso lo scambio di esperienze delle categorie che operano con queste finalità.
[hidepost]La regolamentazione normativa in questo settore è data dal Codice della Navigazione e dalle circolari dispositive delle Capitanerie di porto emanate per far fronte alle varietà di situazioni che possono verificarsi per le diverse caratteristiche dei porti italiani, ma esiste il rischio che in queste larghe maglie normative ci sia troppo spazio per le interpretazioni personali. Per far fronte proprio a questo pericolo la Rimorchiatori Napoletani propone una stretta standardizzazione del sistema anche prendendo spunto da quanto già avviene in altri paesi europei che si muovono dentro dei sistemi di valutazione dei rischi e Gianni Andrea de Domenico, presidente della società di rimorchio partenopea, ha informato che la società, in coerenza al concetto, sta riscrivendo un proprio manuale di sicurezza che di fatto contiene una valutazione molto più strutturata del tipo di manovre che devono essere compiute. Sempre in questa direzione la società di rimorchio è entrata a far parte del progetto europeo MONALISA 2.0 che consente di conoscere con largo anticipo, rispetto all’entrata in porto, il tipo di operazioni che la nave dovrà fare, con ciò eliminando il rischio della discrezionalità e dell’improvvisazione delle manovre. Il progetto ha trovato realizzazione nel software Sea Traffic Management (STM), che compone un insieme di sistemi e procedure per la guida ed il controllo del traffico marittimo simile a quello utilizzato per il traffico aereo. Da parte del direttore di Fedepiloti, Fiorenzo Milani, è stato di contro messo al centro delle valutazioni il fattore umano e la riconosciuta grande competenza, frutto di esperienza, dei piloti di porto, sulla base di dati (P&I di Londra) che pongono l’Italia capoclassifica con una statistica di 1 incidente ogni 70.000 manovre distanziando i colleghi americani secondi con 1 incidente ogni 50.000, ultimi in questa classifica gli argentini (che peraltro operano in regime di servizi liberalizzati) con 1 incidente ogni 24.000 manovre. Professionalità e convinzione che l’unione fa la forza secondo Milani sono le armi vincenti. Ma occorre – secondo il direttore di Fedepiloti – che l’amministrazione tuteli maggiormente il Pilota riconoscendo un limite alla sua responsabilità personale; all’interno del sistema portuale oggi il Pilota è l’unico soggetto che risponde in prima persona in caso di incidenti.
Si è parlato del ruolo complesso che spetta alle capitanerie di porto nel campo della sicurezza e dell’impegno profuso per raggiungere la massima qualità nel suo confronto quotidiano con tutti i servizi tecnico nautici. “Questo settore è sicurezza e non può essere devoluto ad altro soggetto che non sia lo Stato” ha detto il comandante Damiano Capurso della Capitaneria di Genova. Capurso ha anche sostenuto che i servizi tecnico nautici italiani non sono più onerosi di quelli degli altri Paesi europei e che le critiche provenienti dall’Europa su questo argomento originano dalla competizione. E che per raggiungere alti gradi di sicurezza non si può prescindere dall’analisi del rischio, utile anche per la migliore gestione dei costi.
Interessante anche l’esperienza riportata dal responsabile delle risorse umane di GNV Alessandro Ferrari, che nel gestire la materia della sicurezza nella società che opera sia come armatrice che come impresa portuale, proprio in questo multiruolo si è trovata nella difficoltà di coniugare la normativa con le sue diverse anime aziendali. Attraverso un lavoro svolto da figure professionali esterne fra le quali il business coach l’azienda ha ridotto del 30% gli infortuni negli ultimi anni e, minimizzando conseguentemente il rischio di stress lavoro correlato, responsabile del 50/60% delle giornate di lavoro perse, ha in definitiva dimostrato che la sicurezza, se ben gestita, può portare anche ad un aumento di competitività.
Cinzia Garofoli [/hidepost]