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Sul tesoro Blue Economy La Spezia si candida ad hub

La giovane manager sta per lanciare la “Blue Vision” una no-profit di coordinamento tra istituzioni e privati

Giorgia Bucchioni

LA SPEZIA – L’elenco è dettagliato e significativo: un porto commerciale, due terminal container, una base navale per la Marina militare, porti turistici, enti di ricerca marina, un’industria cantieristica, cantieri per la nautica da diporto, centri di assistenza, pesca, professioni del mare, imprese industriali legate al mare, un forte indotto, una scuola trasporti, una tradizione nei mestieri del mare, crociere, turismo nautico, tre fra i piú noti parchi naturalistici, una cultura dell’ambiente marino e la consapevolezza di nuove formule di crescita sostenibile…
Davvero, non manca nulla. E proprio da questa elencazione di attività e professioni – dicono gli spezzini e non solo loro – che è nata l’idea e quindi il progetto di costruire proprio qui un hub culturale e operativo per la Blue Economy, ovvero di tutte quelle attività che l’Unione Europa (con la direttiva del 2012) ha definito strategiche per lo sviluppo dell’economia del continente e che già oggi occupano 5,4 milioni di persone.
[hidepost]La Spezia e il suo golfo hanno in molti settori svolto funzioni pionieristiche. Anche nel campo della Blue Economy questa funzione di “avanguardia” e di vedetta puó essere replicata. Come?
Creando il contenitore, il punto di riferimento, per l’appunto l’hub: una struttura agile, non burocratica, in grado di pianificare le azioni e specialmente di mettere a punto le partnership con soggetti che in questo campo operano spesso in modo non coordinato l’uno con l’altro.
“Crediamo nella forza delle idee, nella qualità degli uomini e della loro professionalità”. Lo dice Giorgia Bucchioni, vice presidente di Confindustria La Spezia e presidente della costituenda Blue Vision, una società no-profit di coordinamento, che ha già presentato, il suo progetto alla Fondazione Carispezia incontrandone un forte e convinto interessamento. E’ stata lanciata una vera e propria “chiamata alle armi”, attraverso una strategia bottom-up, che consenta a tutti i soggetti attivi nel settore della Blue Economy di collaborare a un lavoro che in prima battuta sarà di analisi (entro fine giugno sarà pronto il piano operativo), quindi di ricerca (in particolare sulla consistenza attuale della Blue Economy in Liguria e a livello nazionale). A seguire ci sarà la messa a punto di progetti finalizzati in grado di polarizzare sia risorse che capacità sulle soluzioni innovative a partire da quelle relative all’utilizzo del territorio, del coordinamento e l’integrazione fra coste e territori vicini, alla focalizzazione di problemi sottovalutati come quello relativo all’erosione delle coste (un vero e proprio suicidio economico per l’Italia), sino alla predisposizione degli habitat nei quali far confluire e diventare realtà idee e progetti relativi a emergenze quali l’immigrazione o la sicurezza.
“Giorgia Bucchioni è anche presidente di La Spezia Cruise Facility, rappresentante di Confindustria nella nuova Camera di Commercio ligure, past-president e attuale componente del Consiglio direttivo dell’Associazione agenti marittimi La Spezia: è quindi soggetto di raccordo fra varie anime dell’economia blu.
Secondo il suo progetto bisogna spingere su due temi: 1) L’informazione. Fare conoscere l’importanza strategica determinante della Blue economy a fasce sempre piú estese della popolazione, attraverso una comunicazione costante su queste tematiche. 2) I giovani e le scuole. Mettendo a punto progetti mirati per quelli che saranno i players della Blue Economy di domani.
La cosiddetta “economia blu” impiega 5,4 milioni di persone e genera un valore aggiunto lordo di quasi 500 miliardi di euro l’anno, ma alcuni settori presentano ulteriori margini di crescita.
Fra questi il turismo costiero, la pianificazione degli spazi marittimi, la sorveglianza marittima integrata, la difesa delle coste dall’erosione, lo sviluppo delle biotecnologie, lo sfruttamento dell’energia dagli oceani.
Nel solo settore del turismo le coste sono la meta preferita dal 63% dei viaggiatori in Europa. Il sottosettore del turismo marittimo e costiero è attualmente divenuto la principale attività economica marittima, che occupa 2,35 milioni di persone, pari all’1,1% dell’occupazione totale dell’UE. Oltre il 90% delle imprese occupa meno di 10 persone. In alcune zone, il turismo costituisce una fonte di reddito complementare per le comunità costiere, ma in altre può addirittura dominare l’economia locale.
Oggi, le indicazioni della Direttiva del 2012 sull’economia blu ma anche sulla vita e lo sviluppo delle comunità costiere assumono ancora maggiore rilevanza. I problemi della sicurezza, quelli relativi ai flussi migratori e alla collaborazione con le regioni costiere hanno bisogno di idee, di progettualità, di capacità di innovare. Oltre che di conoscenze specifiche e di professionalità.
Per altro le competenze sparse fra vari soggetti istituzionali, accademici e imprenditoriali, rendono complesso quel coordinamento che rappresenta la chiave di volta per accelerare i processi e realizzare concretamente i progetti. Ed è proprio questa necessità diventata cogente, anche alla luce dell’attenzione che si è focalizzata in questi mesi sul Mediterraneo (immigrazione, sicurezza, prospezioni petrolifere, gasdotti, traffici di navi giganti, sviluppo delle crociere, solo per citare i fattori piú significativi), che è alla base del progetto per l’hub della Blue Economy.

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Pubblicato il
27 Aprile 2016

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