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Gallanti, successi ed errori: il mio testamento spirituale


L’amarezza di dover lasciare quando vanno a maturazione anni di lavoro e il duro giudizio sulla “comunità” delle banchine – I rapporti con la città e il toto-successore

Giuliano Gallanti

LIVORNO – Il sindaco Filippo Nogarin qualche giorno fa, aveva sparato a palle incatenate contro l’Autorità portuale. “Livorno ha due sindaci – ha dichiarato – uno di mare con i soldi e uno di terra tenuto fuori dalla porta delle banchine”. E ieri Giuliano Gallanti, avvocato marittimista, “grande vecchio” della portualità europea e commissario ormai in definitiva scadenza dall’Autorità di Livorno, alla fine ha deciso di togliersi qualche macigno dalle scarpe. Ecco l’intervista.
Avvocato, dunque lei sarebbe stato il sindaco “ombra”….
“Non voglio far processi ad alcuno. Ma devo purtroppo sottolineare che all’Autorità portuale è mancato totalmente il rapporto con la città rappresentato dal sindaco. Il che non significa solo una difficoltà in più: tutti i grandi investitori nazionali e internazionali, che abbiamo portato a interessarsi del porto, chiedono per prima cosa quale sia la disponibilità della città e delle sue istituzioni verso i progetti portuali. La conflittualità non piace a chi deve investire, occorre collaborazione e il senso di una comunità che invece a Livorno è mancata e manca. E’ uno dei miei crucci, uno dei problemi che lascio irrisolti ma non per mia colpa”.
[hidepost]In altri porti questa conflittualità fa parte dell’ordinario.
“E’ un fattore culturale, che riguarda la crescita delle comunità in sintonia o meno con il proprio porto. Anche da parte di chi opera sulle banchine ci sono carenze, non c’è – salvo pochi esempi – una imprenditoria capace di guardare all’interesse collettivo come un insieme da tutelare per l’interesse comune. Però se c’è un sindaco che riesce a far sentire l’impegno in positivo della città, le cose marciano meglio. A Genova, dove sono stato presidente del porto, ho avuto rapporti con due sindaci, Salsa e Pericu. Caratteri diversi, e non sono mancate le divergenze di opinioni: ma con entrambi ha prevalso il senso della comunità e la voglia di operare insieme per il bene comune. A Rotterdam, di cui ho una certa esperienza, la città è coesa con il porto, le istituzioni si schierano a dare una mano…”.
Lei e i suoi collaboratori hanno vantato successi importanti per il porto: più contenitori, record nei forestali e nelle auto, boom dei ro/ro. Però lei parla di carenza di imprenditoria portuale livornese.
“Lo devo ripetere: i veri imprenditori portuali con una visione e una cultura adeguata ai tempi sono pochi, troppo pochi. In questo porto vige ancora la regola secondo cui ciascuno pensa ai c…i suoi, coltiva il proprio interesse e se ne frega di quello collettivo del porto. In questo campo siamo rimasti un porto arretrato, indipendentemente dai successi in campi specifici e anche per qualche nostro errore di valutazione”.
Ammette qualche errore: prima di tutto?
“Il tema critico dei traffici ro/ro. L’interesse che si è scatenato dalle Autostrade del mare sul porto di Livorno è stato sottovalutato, ritenendo che sarebbero stati sufficienti spazi e attracchi della Darsena 1. L’arrivo in forze di Grimaldi ci ha dimostrato il contrario e non siamo stati in grado di cogliere immediatamente il bisogno di riorganizzare il porto ro/ro. Ma devo anche ricordare che non siamo stati aiutati dalla comunità portuale, dove ci si è scannati senza vedere che era un problema da risolvere tutti insieme”.
Lei è ormai in uscita, sembra evidente anche dai nomi che girano come prossimi presidenti. Qual’è il suo stato d’animo?
“Voglio essere sincero: mi girano i c….i andarmene proprio ora, quando stanno maturando i passaggi storici che abbiamo avviato perché il porto torni ad essere un grande porto. Abbiamo dragato il dragabile, abbiamo avviato gare fondamentali, come quelle della Porto 2000, dei bacini e della Piattaforma Europa, abbiamo potenziato gli organici con 12 giovani uno migliore dell’altro e con una gara che ha spazzato via ogni tentativo di interferenza e raccomandazioni, abbiamo avviato il raccordo delle banchine con la rete ferroviaria, che farà di Livorno uno dei porti meglio connessi con la rete. Potrei continuare ma mi fermo qui: e mi devo sentir dire che c’è bisogno di discontinuità? Ma che c…o dicono?”
Giochiamo, per finire, al toto-presidente: che cosa auspica, che cosa suggerisce, invece del consueto Apres de moi le déluge?
“Credo che sia indispensabile dare alla presidenza dell’Autorità di sistema portuale Livorno-Piombino un personaggio che abbia un’esperienza e una comprovata capacità politica; perché il ruolo richiede ormai proprio questa capacità prima ancora di quelle tecniche o giuridiche per le quali può e deve avere dei validi collaboratori. Il porto deve potersi raccordare con le istituzioni politiche, lavorare con loro in sintonia, e deve quindi essere gestito con due occhi rivolti al sistema. Non occorrono né avvocati né tecnocrati. Se posso dirlo senza enfasi, è il mio testamento spirituale insieme all’augurio che anche a Livorno nasca una vera comunità portuale intorno ai pochi grandi imprenditori; una comunità capace di accogliere e di integrarsi con i mega-investitori che auspichiamo si facciano avanti, entro meno di un mese, per la Piattaforma Europa”.
Antonio Fulvi

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Pubblicato il
19 Novembre 2016

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