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La riforma Delrio va alla prova dei rapporti tra Authority e città

Graziano Delrio

ROMA – Come tutte le Riforme che vogliono davvero riformare, quella della portualità tenacemente sostenuta dal ministro Delrio trova, nella sua applicazione pratica, convinti sostenitori ma anche resistenze, distinguo e qualche trappola. Perchè come scriveva Tomasi di Lampedusa, la formula più accetta agli establishment è da sempre “riformare tutto per non riformare niente”. Chi s’è trovato una nicchia comoda – come si dice in Toscana, la bu’a dell’orate – difficilmente accetta di mollarla senza resistere.

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E’ il caso della “governance” delle nuove Autorità di sistema portuale. Si sta assistendo a un dibattito, in buona parte sottopelle ma non per questo meno significativo, sulla reale portata delle istituzioni locali al comitato di gestione dei “sistemi”. La punta dell’iceberg è rappresentata di questi tempi dalla scelta di numerosi Comuni di designare nei comitati di gestione direttamente i propri sindaci: a Genova, a Trieste, a Livorno, a Civitavecchia (e forse altri si stanno aggiungendo) i sindaci entrano in diretta nei comitati, forti della legge di riforma che riduce i comitati a soli tre elementi elettivi: il presidente dell’Authority del sistema, i sindaci delle città che erano sede di Authority portuali e il presidente della Regione.

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In alcuni porti, la designazione dei sindaci (e in uno, Trieste, anche del presidente della Regione in prima persona) è stata accettata, in qualche caso forzando il principio delle vere e comprovate “esperienze nel campo della logistica”, a Livorno è stata inizialmente respinta, ma c’è adesso una situazione di “approfondimento”. Nel frattempo il tema sta diventando oggetto di incontri, convegni e workshop, proprio perché ci si è resi conto che è elemento non marginale della futura “governance”. Brutalmente parlando: i sistemi portuali non possono operare al di fuori dei sistemi di gestione dei territori, alimentando quegli scontri che nel passato hanno spesso caratterizzato le decisioni sui waterfront urbani tra Autorità portuali e Comuni. Avere i sindaci nei comitati di gestione – è l’argomento di chi lo vuole – è una garanzia in più di confronto diretto, senza deleghe e senza fraintendimenti.

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Che il tema sia caldo lo dimostrano anche due workshop appena annunciati. Il primo si terrà martedi prossimo 16 maggio a Bruxelles, con il presidente di turno della UE in ambito di commissione europea, sulla “regeneration of port cities and port areas”. Nell’ambito delle normative europee per lo sviluppo dei porti, il peso delle città è notoriamente alto, tanto che i maggiori porti del Nord Europa (ma non solo) hanno componenti societarie dei Comuni assai significative). Armonizzare, disciplinare e implementare queste forme di collaborazione – si sostiene a livello comunitario – è importante se si vuole che l’Europa funzioni con regole comuni.

A livello nazionale lo stesso problema – allargato alle tecnologie navali per ridurre gli inquinamenti da parte delle navi sulle città portuali – verrà posto il 5 giugno a Genova in un Forum alla Stazione Marittima. Due le tavole rotonde. Alla prima interverranno Confitarma, esperti tecnici e navali e rappresentanti dell’armamento. Alla seconda, condotta dal presidente di Federagenti Gian Enzo Duci, parteciperanno i presidenti delle Autorità di sistema di Venezia (Pino Musolino) di Civitavecchia (Francesco Di Majo, di Genova (Paolo Signorini) e un sindaco (Filippo Nogarin) presidente delle città portuali italiane.

A.F.

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Pubblicato il
10 Maggio 2017
Ultima modifica
18 Maggio 2017 - ora: 16:56

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