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Piattaforma Europa, prima e meno costosa

FIRENZE – Non è stata certo una sorpresa. Ma il “punto e a capo” sul grandioso progetto della piattaforma Europa per il porto di Livorno un merito l’ha avuto: quello di aver chiuso un’epoca di pissi-pissi-bao-bao tra la politica e gli imprenditori, con ipotesi a volte catastrofiste (la “darsenetta” di cui avevamo scritto) e a volte addirittura negazioniste.

Sia Enrico Rossi che Stefano Corsini finalmente hanno parlato chiaro: la piattaforma Europa si farà, si farà in tempi più rapidi di quelli ipotizzati in precedenza, si farà con costi più realistici, ovvero più vicini a quelli che i due principali gruppi internazionali interessati – ad oggi il GIP dei fondi d’investimento e i cinesi di China Railways International – avevano indicato come accettabili.

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Le cifre ufficiali ci sono, anche se, fino a quando non sarà bandita la nuova gara (quella in scadenza al 30 settembre è ormai da cancellare) vanno prese come indicazioni di massima: 467 milioni di euro più 195 milioni per l’allestimento, totale poco più di 660 milioni (che non sono noccioline, ma sempre meno degli oltre 860 del vecchio e faraonico progetto). Tempi di avvio del lavori, l’anno prossimo: fine del lavori nel 2022. Siamo all’ottimismo delle speranze? Prendiamolo per buono. In fondo, se si riesce a cavalcare il “mostro” della burocrazia tutti insieme, ci si può fare. Corsini ha parlato a nome anche del Mit, con cui ha collaborato strettamente per la revisione del progetto. Rossi da parte sua si sente (e di fatto è) il “padre putativo” della piattaforma Europa, ci ha messo non solo 150 milioni di euro della Regione ma anche la faccia. Crediamoci, una volta tanto.

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Più delle promesse, più degli impegni, più delle polemiche – il sindaco di Livorno continua ad essere scettico su tempi e modi, ha scritto di “progetto come gli elastici, un pò ingrandito, un pò ristretto a seconda dei momenti politici” – conta vedere il progetto generale. Così come i tecnici hanno ripensato lo sviluppo.

Il layout che presentiamo in 1a pagina è ufficioso, ma ha accompagnato la presentazione a Firenze. Si vede chiaramente che la piattaforma nel primo step si occuperà esclusivamente di contenitori, rimandando l’altrettanto importante (e urgente) area per le Autostrade del mare a un secondo step. La giustificazione è che liberando dai contenitori le due sponde della Darsena Toscana, ci sarà per anni spazio di banchine e di aree sufficienti. Con il vantaggio dell’allargamento (in corso d’opera) della strettoria del Marzocco.

Da quello che si capisce, dovrà essere demolito un tratto della diga foranea e dovranno essere realizzate (in rosso) due grandi dighe di traversia e quelle di contenimento della darsena. Il progetto non affronta invece – e ce ne dispiace – la famigerata zona delle porte vinciane, che dovrà essere necessariamente tombata per liberare la Darsena Toscana dagli insabbiamenti, far uscire in mare direttamente dalla foce le imbarcazioni delle darsene pisane e migliorare le funzioni dello Scolmatore. Il “tombamento” del canale comporta di riesumare il vecchio ma valido progetto della Provincia di Livorno per rifare (con la parte centrale mobile) il ponte stradale tra il Calambrone e la via di Tirrenia.

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Ce la faremo? Malgrado i soldi sprecati per le nuove porte vinciane, il progetto sembra finalmente aver convinto anche la Regione, visto che lo stesso presidente di Toscana Logistica e rappresentante della Regione nel “comitato di gestione” dell’AdsP livornese ingegner Gianni Bonadio ha scritto che “E’ davvero molto opportuno che i risparmi ottenuti con il nuovo progetto siano destinati a rimanere nel territorio. E servano a potenziare i collegamenti con la grande direttrice nord-sud, specie dopo l’annunciato e reale progetto di adeguamento delle gallerie dell’Appennino (Prato-Bologna) della vecchia linea ferroviaria. Ricordo che almeno il 50% delle infrastrutture indispensabili per la crescita del porto è a terra, con i collegamenti stradali e ferroviari, altrimenti le merci come possono andare e venire velocemente sui mercati nel nord Italia e centro Europa e le rispettive aree produttive?”.

In sostanza: la strozzatura del ponticello ferroviario girevole e di quello stradale rappresenta per la piattaforma Europa un coltello alla gola. Prima di risolve, meglio è.

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
22 Luglio 2017

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