Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

Miti ed economia del prezioso corallo in mostra alla Rocca dei Brunelleschi

VICOPISANO – Una location tutta particolare per una mostra altrettanto particolare e piena di fascino antico: quella organizzata da Maria Teresa Talarico e Ottavio Lazzara su “Il corallo dai Medici al Novecento”. Si terrà da venerdì 13 ottobre e poi dal venerdì successivo 20 ottobre nei due week-end alla Rocca dei Brunelleschi in via del Pretorio di Vicopisano (Pisa).

Sulla storia, la lavorazione e l’economia legata al corallo si potrebbero raccontare leggende ed epopee a cominciare dai tempi più antichi. Tipico prodotto del Mediterraneo, il corallo era per gli antichi il sangue della Medusa che spillò dalla sua testa tagliata dall’eroe greco Perseo. Ma c’è stato un simbolismo anche meno cruento, che rifacendosi alla forma ramificata della concrezione di milioni di piccoli polipi – questo è, nella sostanza, il prezioso corallo – parlava dei tre elementi base della natura: quello vegetale (la forma ramificata) quello animale (i polipi) e quello della lotta per il bene (il rosso).

[hidepost]

Se ne parlerà, appunto, nella bella mostra della Rocca dei Brunelleschi; insieme all’esposizione di alcuni preziosi manufatti di coralli, che vanno dai gioielli montati in oro ai cammei intarsiati, dai pendagli che le dame portavano sulle gloriose scollature seicentesche ai corni portafortuna.

La storia della lavorazione poi ha un particolare Focus proprio sulla Toscana, dove Livorno è stata per secoli – prima di cedere lo scettro alla Sicilia di Sciacca – un centro mediterraneo di raccolta, selezione e trasformazione. Le “corallaie” livornesi erano specializzate e bravissime e i Medici ne avevano fatto una corporazione protetta. Ma anche di recente alcuni dei più bravi corallai degli anni ’90 erano a sono rimasti livornesi: uno per tutti Pierino Maleci, che negli anni ’90 aveva una delle più belle collezioni di corallo grezzo raccolto tra la Sicilia e la Tunisia. Atri tempi, perché oggi il corallo è diventato raro, se non al massimo delle profondità in cui cresce: e c’è addirittura chi, con il nullaosta dell’università, sta cercando di farlo crescere artificialmente sul supporto di speciali mattonelle piazzate sui fondali del Romito.

[/hidepost]

Pubblicato il
30 Settembre 2017

Potrebbe interessarti

Il neo-kompanjia Stachanov

Il kompanjia Aleksej Stachanov in confronto era, come si dice da noi, uno scansafatiche: cioè robetta. Perché oggi l’avvocato Matteo Paroli copre in contemporanea due cariche da far tremare le vene ai polsi. È...

Leggi ancora

Per la guerra per la pace

C’è qualcosa di nuovo oggi nel cielo. No, non è l’aquilone della poesia di Giovanni Pascoli, quella che noi anziani dovevamo studiare a scuola. Il qualcosa di nuovo sono i droni: diventati in poco...

Leggi ancora

Tasse e governi

C’è la stagione di tutte le cose e di tutte le passioni. Questa d’oggi, per dirla come lo scrittore americano John Steinbeck, è quella “del nostro scontento”. Scontento? Noi del ceto medio siamo ancora una...

Leggi ancora

Hic sunt leones

Può anche darsi che, come spesso accade, l’allarme lanciato ai primi del mese dall’ammiraglio Enrico Credendino risponda anche all’altro celebre detto latino  Pro Domo Sua, riferito come noto a Cicerone. Però il capo di...

Leggi ancora

Uno scavalco che non scavalca mai

Se ne parla con comprensibile pudore: anche lo “scavalco” ferroviario tanto atteso e tanto sbandierato tra l’interporto Vespucci e le banchine di Livorno, finisce nell’elenco delle speranze deluse: almeno per i tempi. Scriveva Silvia...

Leggi ancora

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora
Quaderni
Archivio