Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

Gorgona, l’isola dei tre cuori

Giorgio Galletta e Nicola Di Batte.

LIVORNO – Una sala piena fino all’ultimo ordine di poltroncine, come non si vedeva da tempo: così il pubblico a villa Henderson, sede del Museo di storia naturale della Provincia, per la presentazione del libro di Giorgio Galletta “Gorgona, l’isola dei tre cuori”. E anche se non c’è stato praticamente dibattito – il bravo Galletta ha monopolizzato la serata e Nicola Di Batte ha potuto solo presentare in apertura l’isola cui è tanto attaccato per tradizione familiare e per amore – la serata è trascorsa con tanti, tantissimi cuori in piena comunione. Perché Gorgona “è” un pezzo di Livorno, ma non solo: è il sogno della natura incontaminata davvero alle porte di casa, mezz’ora o poco più di gommone; e insieme è un “paradiso perduto” alla Milton, dove i pochissimi abitanti si mantengono attaccati come le patelle al loro scoglio e non sanno se sognare la sua “liberazione” dalla colonia o mantenerla così, ingabbiata ma quasi incontaminata.

[hidepost]

Il libro di Giorgio Galletta aiuta molto a voler bene a quest’isola che pochi, davvero troppo pochi livornesi, conoscono davvero. La vediamo all’orizzonte, e nelle notti serene di tramontana s’intravedono dall’alto del Romito anche le fioche luci della colonia penale. Al contrario, dalla Gorgona s’intravedono i barlumi della città che illuminano le nuvole e persino i fari delle auto; e anche per gli agenti di polizia penitenziaria, molti dei quali giovani o con le famiglie in continente, non è facile una separazione che sembra di poche miglia ma che spesso dura settimane.

E’ un paradiso, appartiene al Comune di Livorno, fa parte del parco dell’Arcipelago Toscano, è il cuore del Santuario dei cetacei: ma è anche l’ultima delle colonie penali agricole che lo Stato italiano mantiene. Con crescente fatica, con crescenti limitazioni anche per i pochissimi residenti che hanno mantenuto la voglia e il diritto di difendere un’identità creata assai prima che l’isola diventasse carcere. Nel suo libro Galletta – che è figlio di un agente di polizia carceraria, quelli che nell’antichità erano chiamati “secondini” – ripercorre la storia di alcune delle famiglie, e la documenta con belle foto anche d’epoca. Con un rnigraziamento anche a tre personaggi che per l’isola si sono spesi tanto e continuano a spendersi: Carlo Mazzerbo e Marco Verdone, ma specialmente Nicola Di Batte “per la continua collaborazione”. Davvero tre cuori, ciascuno con le sue diverse visioni di questo scoglio a volte maledetto ma sempre amato. E che forse meriterebbe una maggiore dignità e un maggior interesse anche da parte della città di cui è un affascinante ma troppo dimenticato brandello.

(A.F.)

[/hidepost]

Pubblicato il
11 Ottobre 2017

Potrebbe interessarti

Il neo-kompanjia Stachanov

Il kompanjia Aleksej Stachanov in confronto era, come si dice da noi, uno scansafatiche: cioè robetta. Perché oggi l’avvocato Matteo Paroli copre in contemporanea due cariche da far tremare le vene ai polsi. È...

Leggi ancora

Per la guerra per la pace

C’è qualcosa di nuovo oggi nel cielo. No, non è l’aquilone della poesia di Giovanni Pascoli, quella che noi anziani dovevamo studiare a scuola. Il qualcosa di nuovo sono i droni: diventati in poco...

Leggi ancora

Tasse e governi

C’è la stagione di tutte le cose e di tutte le passioni. Questa d’oggi, per dirla come lo scrittore americano John Steinbeck, è quella “del nostro scontento”. Scontento? Noi del ceto medio siamo ancora una...

Leggi ancora

Hic sunt leones

Può anche darsi che, come spesso accade, l’allarme lanciato ai primi del mese dall’ammiraglio Enrico Credendino risponda anche all’altro celebre detto latino  Pro Domo Sua, riferito come noto a Cicerone. Però il capo di...

Leggi ancora

Uno scavalco che non scavalca mai

Se ne parla con comprensibile pudore: anche lo “scavalco” ferroviario tanto atteso e tanto sbandierato tra l’interporto Vespucci e le banchine di Livorno, finisce nell’elenco delle speranze deluse: almeno per i tempi. Scriveva Silvia...

Leggi ancora

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora
Quaderni
Archivio