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La Riforma al test delle elezioni

LIVORNO – Faccio una premessa che è ovvia: ma è bene ripeterla. La premessa è che siamo in piena campagna elettorale e che questa volta più di sempre fioccano mirabolanti promesse, impegni da Mille e una notte, cose da capogiro.

Sul piano della portualità e della logistica non siamo molto al di sopra di questo mondo delle favole. Il ministro Delrio conferma la fama d’essere una persona seria, ma anche lui ha dovuto calcare l’acceleratore su certe promesse/programmi che alla luce di quanto fatto fino ad oggi sembrano almeno basati sull’ottimismo. Basta analizzare i tempi di attuazione della “sua” riforma: a un anno abbondante dal via, siamo ancora a metà del guado, con una parte degli organi nazionali ancora da insediare, con lo scontro in atto tra governo e sindaci (più presidente regionale Serracchiani) con cento ricorsi  ai Tar e con un suo collega (Calenda) che sconsolato dichiara: “Come si fa a investire 5 miliardi sulle infrastrutture quando le scelte le regolano i tribunali invece che i tavoli di concertazione?”.

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Diamoci pure un taglio: è la visione del bicchiere mezzo vuoto invece di quello mezzo pieno, che c’è lo stesso: ovvero molte cose sono state fatte, una parte è stata fatta bene, alcune attese di anni sono state esaudite (marebonus, cura del ferro, etc). Rimane una preoccupazione: che succederà il 4 marzo, cioè tra poco più d’un mese? Quale governo subentrerà e con chi? Graziano Delrio rimarrà ministro? Rimarrà al MIT? E se no, chi lo sostituirà e con quali idee? Si legge che l’hanno candidato nel collegio senatoriale di Reggio Emilia. Blindato, ma fino a un certo punto. E su Delrio è appoggiata, come una piramide a punta in giù, tutta la complessa programmazione della grande rivoluzione logistica attesa per rilanciare l’Italia in termini di competitività europea e mondiale. Davvero, quelle del 4 marzo non saranno elezioni qualsiasi. E il nostro mondo portuale farà bene a capirlo.

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
24 Gennaio 2018

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