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Da ripensare week-end proibiti ai tir per i porti

ROMA – Siamo all’ennesimo caso della coperta troppo corta. E forse, anche all’ennesimo provvedimento troppo rigido, che ha visto solo una parte del problema e nemmeno la più importante.

Stiamo parlando del provvedimento con cui il MIT, il ministero di Toninelli & C. ha varato di recente il divieto di circolazione dei mezzi stradali pesanti nei sabati e nelle domeniche là dove ha considerato che debba essere prevalente la priorità alle auto dei turisti.

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In linea di massima, in un paese che agogna a riprendere il proprio posto nelle classifiche mondiali per i flussi turistici – siamo scalati di molto in pochi anni – può anche essere comprensibile. Solo che dove esistono porti con forti traffici internazionali, il provvedimento rischia di creare all’economia più danni che benefici. Tanto che in questi giorni, dopo i primi week-end di blocco dei Tir, spedizionieri ma anche imprenditori e associazioni dell’autotrasporto si sono mobilitati e stanno chiamando in causa il governo. Con il probabile, già promesso supporto, anche di Confetra  e dei sindacati dei vari anelli della “chain” logistica.

Il problema riguarda Livorno, dove c’è già stato un incontro con il prefetto – senza risultati immediati essendo il provvedimento nazionale – ma anche molti altri porti. Dove esistono colli d’imbuto per l’accesso ai porti tra traffico pesante e traffico turistico, i danni alla catena logistica sono già stati forti. Gli spedizionieri non sono irragionevoli: accettano che ci possano essere limitazioni al traffico pesante, ma chiedono deroghe per quei mezzi – specie quelli che trasportano containers verso i porti – che se ritardassero anche solo di uno o due giorni perderebbero la partenza della nave. Deroghe intelligenti, che non creerebbero forti aggravi alla circolazione, e che confermerebbero l’attenzione a quel settore della produzione e della logistica che ancora riesce a sostenere l’economia nazionale.

E allora, MIT se ci sei batti un colpo. Non dopodomani, ma subito, grazie.

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
18 Maggio 2019

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