Il Vespucci e il fegato dell’AD
GUASTICCE – Bisognerebbe vivere queste realtà con tutta la pazienza che il mitico Giobbe pare mettesse in campo: perché il nuovo rinvio dell’aumento di capitale dell’interporto/retroporto livornese, per quanto giustificato dagli eventi citati dall’assemblea, è un’altra testimonianza dei tempi infiniti che massacrano i progetti della catena logistica locale. E non solo locale.
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L’aumento di capitale del Vespucci non è un atto formale, come tutti coloro che ci lavorano sanno bene. È la chiusura – almeno parziale – di un ciclo infinito con la palla al piede del credito bancario sempre meno disponibile: con la necessità di lavorare all’osso, di vendere il vendibile (e da qui le accuse nel passato di essere un’immobiliare invece che un centro logistico) e di inventare equilibri finanziari. Eppure oggi il Vespucci è davvero diventato una risorsa per il porto, anzi per il sistema portuale. Va dato atto alla Regione Toscana di fare la sua parte, alla stessa AdSP di fare (faticosamente) la propria. Ma sono i tempi della burocrazia che non rispettano i tempi dell’imprenditoria. Un caso noto: da almeno due anni si aspettano i famosi ”quasi 10 milioni” della Porto 2000, e ora sembra che ci vorranno ancora lunghi e complessi passaggi. Bino Fulceri lancia, qui a fianco, un messaggio in positivo. Ma sono certo che si rode da tempo il fegato, come i tanti che lavorano in quel comparto. Davvero, auguri.
Antonio Fulvi
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