L’ANGOLO (del) MARITTIMISTA – Ambiente e pianificazione nei porti italiani

Luca Brandimarte
Il nostro collaboratore dottor Luca Brandimarte, junior advisor for EU and legal affairs anche in Assarmatori, affronta oggi il tema riguardante l’ambiente e pianificazione nei porti.
ROMA – La Direzione Generale per il Clima e l’Energia del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (“Ministero dell’Ambiente”) è recentemente intervenuta in materia di sostenibilità energetica e ambientale pubblicando le nuove “Linee Guida per la redazione dei Documenti di Pianificazione Energetico Ambientale dei Sistemi Portuali” (“DEASP”). Il tutto in attuazione di quanto previsto dal D.lgs. n. 169/2016, modificato dal cd. “Decreto correttivo porti” – introdotto dal D.lgs. 13 dicembre 2017 n. 232 – pubblicato in G.U. in data 9 febbraio 2018, che ha ulteriormente emendato la Legge n. 84/94 (“Legge Portuale”).
Con tale normativa, relativa alla ormai nota riforma della portualità, si è avuto riguardo anche alle tematiche ambientali che interessano il mondo portuale, prevedendo che le Autorità di Sistema Portuale (“AdSP”) promuovano, all’interno dei rispettivi Sistemi, la redazione del DEASP sulla base di apposite Linee-guida adottate dal Ministero dell’Ambiente di concerto con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (“MIT”).
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In questo senso, il neo-introdotto articolo 4-bis della Legge Portuale, in materia di sostenibilità energetica, dispone che la pianificazione del sistema portuale debba essere rispettosa dei criteri di sostenibilità energetica e ambientale, coerentemente con le politiche attualmente promosse a livello eurounitario. Ed è proprio a tale scopo che, ai sensi del co. 2 del predetto articolo, le AdSP dovrebbero promuovere la redazione del DEASP con il fine di perseguire adeguati obiettivi volti, in particolare, alla riduzione delle emissioni di CO2.
Ecco allora una chiara maggiore attenzione, rispetto al passato, da parte del legislatore nazionale, verso le tematiche di sostenibilità energetica ed ambientale, con riguardo alle realtà portuali del nostro Paese.
Entrando poi nel merito delle nuove Linee-guida del Ministero dell’Ambiente, giova osservare che il DEASP deve essere direttamente adottato dalle singole AdSP competenti e, conseguentemente, essere aggiornato su base triennale. Inoltre, sebbene tale documento sia “sulla carta” indipendente dagli altri strumenti di pianificazione e programmazione del settore – ci riferiamo in particolare all’ex Piano Regolatore Portuale, oggi Piano Regolatore di Sistema Portuale (“PRdSP”) – esso dovrebbe tenere conto dei contenuti tecnico-specialistici del PRdSP, relativamente agli aspetti energetico-ambientali. Ciò al fine di definire indirizzi strategici per l’implementazione di specifiche misure che migliorino l’efficienza energetica e promuovano l’uso delle energie rinnovabili individuando interventi (i.e. opere) e misure da realizzare all’interno del sistema portuale di riferimento.
In sostanza, il DEASP non è un Piano, bensì un documento di supporto tecnico promosso dalle singole AdSP che, nel rispetto dei principi generali fissati dal Sistema della Pianificazione Portuale e attraverso una “fotografia della situazione esistente” in termini di emissioni di CO2 nell’ambito portuale di riferimento (mediante il c.d. “carbon footprint” o calcolo dell’impronta climatica), individua gli obiettivi da raggiungere e la metodologia da seguire secondo il criterio dell’analisi dei costi-benefici per valutarne la relativa convenienza economica.
A ciò si aggiunga inoltre che, le predette Linee-guida, parrebbero suggerire un coinvolgimento diretto, da parte delle singole AdSP, degli operatori di settore nei porti di riferimento. Il tutto al fine di poter ricevere informazioni il più dettagliate possibile, ad esempio per quanto riguarda i consumi energetici e le emissioni di CO2, da parte dei soggetti privati operanti nelle rispettive realtà portuali soggette alla competenza delle singole AdSP (i.e. terminalisti e Stazioni Marittime).
Da ultimo, si osserva che le sopracitate Linee-guida, nel prevedere veri e propri interventi di “cold ironing”, volti cioè a ridurre il consumo di combustibile delle navi ormeggiate in porto, con conseguente risparmio in termini di emissioni di inquinanti in atmosfera, riportino specifici “case-study” con l’obiettivo di migliorare l’efficienza energetica e la sostenibilità ambientale nei singoli porti della penisola.
Avendo dunque visto – seppur brevemente – le potenzialità di tali Linee-guida, non resta adesso che attendere come le stesse saranno concretamente recepite e attuate dall’intera comunità portuale.
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