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L’ambiente e la brava Gretina

LIVORNO – Non so come la pensate voi: ma a me quel mega-vertice sul clima e sulle catastrofi prossimo/venture che derivano dalla nostra civiltà ha dato la sensazione di una fiera dell’ipocrisia. E lasciamo state i commenti sulla piccola Greta, seduta con la sua faccina da vecchia tra i grandi della Terra a recitare una lezione che poteva andar bene tra i giovani, ma ha fatto sogghignare le vecchie volpi al suo fianco. Quella bimba che ha rifiutato di attraversare l’Atlantico in aereo perché inquina, e se l’è fatto su uno yacht (ma non rifiuta l’albergo ad aria condizionata, i taxi e il telefonino: i cui materiali – solo per toccare quest’ultimo – vengono da scavi spesso fatti da bambini schiavi in uno dei più degradati paesi del mondo) muove le masse perché da sempre le masse hanno bisogno di simboli semplici. Ma il clima, il degrado ambientale, il riscaldamento del pianeta, i ghiacciai che si sciolgono e tutti gli altri stereotipi sparati nei giorni scorsi hanno bisogno di ben altro di cartelli e slogan portati in corteo dai bambini. Servono? Forse si, ma sui fatti la vedo dura.

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La vedo dura, senza entrare su temi più grandi di queste nostre poche paginette, perché mentre tutti giurano su un mondo più “green” (e urlano perché in Amazzonia si brucia la foresta, dimenticando che l’Europa era “forestata” quanto quella ma è stata deforestata quasi totalmente in nome del progresso di cui oggi godiamo) è cominciata una nuova e potenzialmente grandissima guerra per la rotta polare. L’immagine di prima pagina è un simbolo: il relitto di un aereo tra i ghiacci, con sopra soldati (canadesi) armati di tutto punto per rivendicare la sovranità su quella rotta. Non si tratta solo di simboli: la rotta polare, che lo scioglimento dei ghiacci favorirà a breve, fa risparmiare alla logistica navale migliaia di miglia, velocizza l’interscambio delle merci e avvicina i paesi. Dicono che contribuirà a “sporcare” l’Artico e probabilmente è vero, come ha scritto di recente su queste colonne anche Angelo Roma, attento osservatore del mondo dei trasporti. Ma è stato calcolato quanti inquinanti da navi saranno risparmiati accorciando di migliaia di miglia le loro rotte? Mi chiedo: come sempre, non ci arriva una visione globale, scientifica e non di parte, su vantaggi e svantaggi di ogni umana scelta per l’ambiente. La Gretina svedese fa bene a guidare una protesta dei giovani, che come tutte le proteste di massa fa molta scena ma poca sostanza. Ma l’ambiente è una cosa molto più seria. Ed è la scienza applicata alla politica che può fare la differenza. O m’illudo?

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
28 Settembre 2019

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