Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

Corsini e il ferro rovente

Stefano Corsini

LIVORNO – Pretendere chiarezza, in tempi come questi dove la chiarezza è un’araba fenice anche a livello di governo centrale – e non entriamo in termini di politica partitica per carità di patria – può sembrare un’altra utopia. Eppure chi governa anche le cose locali (Gozzano le avrebbe chiamate “le piccole buone cose di pessimo giusto”, visto come s’incrociano poteri che vanno dall’economia alla magistratura) ha l’obbligo di essere chiaro, perché dalle sue scelte dipendono investimenti, lavoro, famiglie.

[hidepost]

La premessa è troppo lunga? Chiedo scusa. Ma l’appuntamento del Comitato di Gestione portuale del 19 dicembre prossimo a Palazzo Rosciano – sistema del Tirreno settentrionale – è di quelli storici: c’è da approvare – oppure no – il regolamento delle concessioni nel demanio portuale sia di Livorno che di Piombino. Stefano Corsini e il suo staff ci hanno lavorato da tempo, con ripetuti contatti anche con i terminalisti e in generale con gli imprenditori delle banchine: ma secondo alcune voci, c’è il rischio concreto che il regolamento venga impallinato: o talmente castrato da risultare ancora una volta con più incertezze che non punti fermi. Insomma, c’è tensione.

Stiamo orecchiando, ovviamente: e niente di quello che possiamo dire di aver ascoltato è ufficiale. Quello che ci preme, da voce (modesta) degli imprenditori del porto, è che si arrivi ad avere chiarezza sulle regole. Il nostro “sistema” è già stato troppo fustigato – magistratura in testa – per regole che sarebbero state tirate da una parte o dall’altra come una coperta troppo corta. Abbiamo aspettato un anno o quasi perché intervenisse il ministero a far chiarezza. Non è intervenuto. Adesso Corsini ha il cerino, anzi il ferro rovente in mano. Non vorremmo che per spegnerlo, finisse con ottenere solo un buco nell’acqua.

Antonio Fulvi

[/hidepost]

Pubblicato il
7 Dicembre 2019

Potrebbe interessarti

Il neo-kompanjia Stachanov

Il kompanjia Aleksej Stachanov in confronto era, come si dice da noi, uno scansafatiche: cioè robetta. Perché oggi l’avvocato Matteo Paroli copre in contemporanea due cariche da far tremare le vene ai polsi. È...

Leggi ancora

Per la guerra per la pace

C’è qualcosa di nuovo oggi nel cielo. No, non è l’aquilone della poesia di Giovanni Pascoli, quella che noi anziani dovevamo studiare a scuola. Il qualcosa di nuovo sono i droni: diventati in poco...

Leggi ancora

Tasse e governi

C’è la stagione di tutte le cose e di tutte le passioni. Questa d’oggi, per dirla come lo scrittore americano John Steinbeck, è quella “del nostro scontento”. Scontento? Noi del ceto medio siamo ancora una...

Leggi ancora

Hic sunt leones

Può anche darsi che, come spesso accade, l’allarme lanciato ai primi del mese dall’ammiraglio Enrico Credendino risponda anche all’altro celebre detto latino  Pro Domo Sua, riferito come noto a Cicerone. Però il capo di...

Leggi ancora

Uno scavalco che non scavalca mai

Se ne parla con comprensibile pudore: anche lo “scavalco” ferroviario tanto atteso e tanto sbandierato tra l’interporto Vespucci e le banchine di Livorno, finisce nell’elenco delle speranze deluse: almeno per i tempi. Scriveva Silvia...

Leggi ancora

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora
Quaderni
Archivio