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Sistema portuale veneto in chiaro-scuro perché pesa l’impasse burocratico

Pino Musolino

Il sistema portuale veneto chiude il 2019 con la consapevolezza di essere un motore economico e occupazionale di primaria importanza; non solo per la Regione in cui è localizzato ma per l’intero Nordest. Una consapevolezza non intaccata dai dati di traffico che presentano un bilancio in chiaro scuro.

Infatti, considerando i dati definitivi del periodo che va da gennaio a settembre 2019, periodo indicativo anche per il quarto trimestre, il traffico merci generato dagli scali portuali di Venezia e di Chioggia registra una flessione del 3,97% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

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Tuttavia, si registrano segnali particolarmente incoraggianti se valutati per settore merceologico e per tipologia di traffico. Ad esempio il settore dei container registra una contrazione della voce “vuoti” ma, considerando i soli contenitori pieni, ovvero quelli che producono effettivamente valore su un territorio ad altissima vocazione manifatturiera e industriale qual è il Nordest, il risultato è positivo.

Ciò non significa che, dalla lettura dei dati di traffico non emergano anche segnali preoccupanti, collegati principalmente alle tensioni commerciali internazionali e ad un quadro economico globale incerto. In questo senso la riduzione del settore siderurgico fotografa uno scenario dove i maggiori produttori rimangono in attesa di capire le mosse di alcuni settori trainanti, come l’automotive, colpiti da importanti misure protezionistiche. O ancora, la flessione dell’agroalimentare è dovuta ai minori approvvigionamenti di mais, grano tenero e semi di soia, segnale evidente di una contrazione della produzione di lavorati, solo in parte compensata dall’aumento degli sbarchi di farina di soia in forte aumento sul mercato europeo dove gli USA hanno dirottato parte delle quote finora riservate alla Cina.

È pur vero che, con ogni probabilità, il quarto trimestre potrebbe ritoccare al rialzo alcuni settori, tuttavia è indubbio che il sistema portuale del veneto non potrà replicare i record storici registrati nel 2018. E questo anche a causa di scelte mancate, esiziali per lo sviluppo della portualità.

A partire dalla necessità di superare l’impasse burocratico che impedisce, a Venezia e a Chioggia, di svolgere i necessari lavori di escavo manutentivo in modo tale da conservare e migliorare l’accessibilità nautica.

È chiaro che l’Autorità di Sistema Portuale non è rimasta a guardare. Oltre ad aver individuato i siti di conferimento fanghi infatti, l’Ente ha già stanziato decine di milioni di euro per i progetti di escavo e per il refluimento dei sedimenti. Ma per completare tali attività sono necessarie autorizzazioni e pareri di soggetti terzi che purtroppo, da oltre 2 anni, non vengono rilasciati. Va però sottolineato che, nel corso dell’ultimo trimestre 2019 sembrano essersi aperti spiragli per la risoluzione di tali problematiche e quindi si auspica che nel 2020 si possa dare una prospettiva di lungo termine per l’escavo manutentivo dei canali portuali; a Venezia come a Chioggia, porto che, finalmente può dirsi integrato nel sistema portuale alto adriatico.

Un percorso quest’ultimo iniziato nel 2018 e portato a compimento nel 2019 che ha già garantito buoni risultati. Se infatti a Venezia si sono registrate contrazioni di traffico, seppur lievi, il porto di Chioggia registra risultati positivi (+34,8% nei primi nove mesi del 2019) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il risultato si deve principalmente alla crescita del comparto minerali, cementi e calci e alle merci varie che comprendono anche i colli eccezionali e i prodotti siderurgici.

Una rivitalizzazione dello scalo clodiense che va inquadrato nell’ottica di sistema portuale che abbiamo cercato di imprimere nel corso di tutto il 2019 basato, oltre che sulla infrastrutturazione (incentrata principalmente sulla soluzione dei problemi di accessibilità nautica come ricordato ma anche sull’implementazione spinta della modalità ferroviaria per raggiungere nuovi mercati), sulla promozione internazionale.

Un’attività intensa che, oltre alle principali Fiere di settore, si è snodata lungo tutta la nuova via della Seta portando a siglare un memorandum d’intesa fra Venezia e il Pireo – da cui ci si attendono risultati positivi nel corso del 2020 – finalizzato a potenziare i rapporti e i traffici tra i due scali portuali. Un accordo che mira a dar vita a una cooperazione stabile e reciproca, utile a sviluppare i rispettivi porti e servizi portuali, supportando politiche di connettività infrastrutturale e servizi portuali atti ad implementare il flusso commerciale tra i mercati dell’Europa, del Mediterraneo e dell’Estremo Oriente attraverso i due porti.

Ma, a fianco delle attività strettamente portuali e commerciali, l’Autorità di Sistema ha saputo, nel corso del 2019, dare ulteriore impulso alle politiche di porto aperto per stimolare una sempre più attenta integrazione delle aree portuali con le aree urbane.

Lo ha fatto avviando la redazione dell’accordo propedeutico alla definizione del nuovo Piano Regolatore Portuale con la città di Venezia e chiudendo l’accordo con la città di Chioggia. In questo modo, non solo le aree di interazione porto-città, così come prevede la legge, verranno funzionalmente definite ma si garantirà anche lo sblocco di investimenti di soggetti privati e pubblici, parliamo in alcuni casi di centinaia di milioni di euro, che creeranno occupazione e crescita per la comunità.

E lo ha fatto anche collaborando attivamente con le istituzioni locali e regionali garantendo il proprio sostegno a numerose manifestazioni ma, soprattutto, puntando alla formazione e all’innovazione.

Quell’innovazione che vede, oggi, l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Adriatico Settentrionale, tra le più dinamiche realtà nazionali per l’impiego e i volumi di finanziamenti europei e che si esplica nella costante collaborazione con i centri del sapere locali (Ca’ Foscari e IUAV) e internazionali (OECD-ITF, ESPO, IAPH). Quell’innovazione che porterà alla realizzazione, proprio a Porto Marghera, di uno dei principali hub di stoccaggio e rifornimento di LNG, il carburante “verde” del prossimo futuro, con un esempio vincente di collaborazione pubblico-privato al servizio della sostenibilità.

Azioni strategiche e costruzione di una visione che, al netto della necessità di garantire nel breve e medio termine al Porto di Venezia l’accessibilità nautica mantenendo i canali di grande navigazione a quota PRP (ovvero -12 metri) devono considerare, nel lungo periodo, anche l’ipotesi di traguardare il sistema portuale veneto su soluzioni extra-lagunari; sia per le merci, sia per i passeggeri. Soluzioni innovative già delineate nel Piano Operativo Triennale 2018-2021, in grado di reggersi sul mercato, funzionali alla creazione di posti di lavoro, ispirate, com’è nell’approccio storico della Serenissima alla modernità, anche a idee e progetti già realizzati in altre parti del mondo, che vanno accolti e migliorati.

Una innovazione spinta quindi, coraggiosa e pronta ad agire a 360 gradi, a volte in direzioni  non  scontate, che sappia garantire al sistema portuale del Veneto di mantenere il proprio ruolo di realtà economica e occupazionale di primaria importanza per Venezia e per tutta la Regione – parliamo di 19.330 occupati diretti, 1269 imprese insediate a Porto Marghera, 6 miliardi di euro di fatturato annuo generato complessivamente – ma che ponga le basi per far diventare sempre di più il sistema dei porti di Venezia e Chioggia un driver in grado di garantire una seria alternativa produttiva e occupazionale alla dipendenza eccessiva dalle attività economiche legate al turismo.

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Pubblicato il
28 Dicembre 2019

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