Un messaggio di speranza sulle potenzialità di Trieste
TRIESTE – Nelle prossime due settimane – scrive Stefano Visintin presidente di Confetra Friuli/Venezia Giulia – potrebbe scatenarsi una tempesta perfetta, se i magazzini delle imprese produttrici escluse dalla lista delle attività essenziali non potranno essere riaperti, così come caldeggiato da Ivano Russo, direttore generale di Confetra.
L’arrivo di un volume superiore al normale di merci spedite dalla Cina uscita dall’emergenza, la mancanza, sperabilmente momentanea, di liquidità delle imprese italiane per procedere al pagamento delle merci e alla loro importazione, e l’impossibilità per le imprese non essenziali di ricevere le merci nei loro magazzini genereranno una spirale negativa, rendendo impossibile la vuotatura dei container e, conseguentemente, determinando la mancanza di container vuoti che permetterebbero alle imprese essenziali di spedire le proprie merci verso mercati esteri e generare flusso di cassa. In pratica, una miscela potenzialmente esplosiva, in grado di catalizzare la recessione.
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Confidando che il Governo riconsideri la proposta di riapertura dei magazzini nazionali, Stefano Visintin, desidera comunque mandare un messaggio di ottimismo alle imprese industriali, in quanto c’è ancora la possibilità di uscire da questa situazione e limitare i danni. Le industrie chiuse possono comunque disporre la vuotatura delle merci dai container ai magazzini intermedi ed interrompere in questo modo il maturare di costi di magazzinaggio e di demurrage per i loro container giacenti ai porti, assicurandosi al contempo la disponibilità di materie prime e semilavorati per poter ripartire con immediatezza quando sarà possibile riavviare la produzione. “Il nostro sistema portuale e retroportuale – afferma Visintin – dispone di magazzini sicuri e puliti in cui stoccare ogni tipo di merce a condizioni competitive. Il porto franco internazionale di Trieste permette di stoccare a tempo indeterminato le merci allo stato estero, senza bisogno di anticipare dazi ed IVA all’importazione o presentare garanzie di pari importo alla Dogana. Con un paio di settimane di demurrage risparmiati si può comodamente pagare il costo del magazzinaggio per almeno un mese”, quel tanto che basta, si spera, per superare la crisi sanitaria.
Il particolare regime doganale di porto franco, unico nel suo genere in Europa, permette non solo di non pagare o garantire i diritti doganali per tutto il tempo che le merci rimarranno a magazzino, ma anche di pagare i dazi e l’IVA con una dilazione fino a 180 giorni dalla data d’importazione ad un tasso d’interesse agevolato.
“Possiamo contare su numerosi magazzini in regime di porto franco sia all’interno del perimetro portuale, sia sui magazzini di Freeste, gestiti dall’Interporto di Trieste – prosegue Visintin – mentre gli altri interporti regionali di Gorizia, Cervignano e Pordenone possono offrire soluzioni adatte per specifiche tipologie di merce, in magazzini nazionali o doganali. Gli spedizionieri del Friuli Venezia Giulia sono tutti a disposizione delle imprese per dare le informazioni necessarie”.
“Ora il problema fondamentale è superare l’emergenza: il sistema logistico del Friuli Venezia Giulia, incardinato sul porto franco internazionale di Trieste – conclude Visintin – può permettere alle imprese italiane di uscire già ora dalla tempesta perfetta: sfruttate questa opportunità!”.
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