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Prima la gallina poi l’uovo: ma il pennuto come sta?

Da Diego Gavagnin di ConferenzaGNL riceviamo e volentieri pubblichiamo la seguente nota:

La metafora se arrivi prima l’uovo o la gallina, cioè se per lo sviluppo di un mercato debba prima venire la domanda di un bene o l’infrastruttura per fornirlo, è stata ripetutamente usata e forse abusata in questi iniziali dieci anni di sviluppo dell’uso diretto del GNL in Italia (e non solo).

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La scienza ha risolto da tempo l’apparente paradosso: non c’è gallina senza uovo. Intuire l’esistenza di un mercato potenziale, investire nell’infrastruttura rischiando i propri soldi è la più grande qualità dell’attività d’impresa. Servono visione e coraggio.

A maggior ragione se si opera in uno Stato che è a sua volta imprenditore, e potrebbe essere in conflitto di interesse tra attività tradizionali e nuove. Spesso, infatti, è lo Stato promotore ad accendere la miccia, con opportuni incentivi per realizzare le prime infrastrutture, venendo in aiuto dell’impresa che comunque ci mette del suo.

Così lo Stato coinvolge nel rischio economico tutti i contribuenti, per attività ritenute d’interesse nazionale. Rischio veramente ridotto ma ogni singolo centesimo deve pesare come un macigno quando è preso dalle tasche di cittadini perlopiù ignari.

Per questo si parla d’incentivi e non di sussidi, perché la maggiore garanzia di successo, per lo Stato, è associarsi a chi mette soldi propri, certamente più efficiente di se stesso, che usa soldi di altri.

Senza scordare che lo Stato può anche dare incentivi sbagliati, per tenere in vita il vecchio sottovalutando l’avanzare del nuovo. La tempestività in questi casi è essenziale. L’uovo può anche non schiudersi, e il Paese interessato non sviluppare proprie filiere industriali, alla fine diventando colonia di altri Stati più avveduti.

Questo un po’ noioso preambolo, di cui mi scuso, solo per dire che la gallina GNL di piccola taglia c’è, cresce, e può dare molte belle uova. Anche in Italia stiamo superando la fase domanda/infrastrutture, molto è stato fatto e ancora di più è in arrivo. Fuor di metafora il “pennuto” è oggi un intero settore industriale con investimenti di miliardi di euro.

Fortunatamente abbiamo avuto i nostri imprenditori “eroi” e adesso anche imprese pubbliche che forzando un po’ – non tanto per la cattiva volontà dello Stato, quanto per la sua ignavia, il che è anche peggio – mostrano di voler mettere tutto il proprio peso per costruire grattacieli sui palazzi già fatti.

Finalmente si sta prendendo coscienza che la gallina GNL non è un punto di arrivo, mai pensato questo, ma un grande cavalcavia verso un sistema energetico a impatto ambientale e climatico sempre più ridotto, fino a effetto zero, se non negativo.

Il percorso è delineato: bioGNL subito (molti i progetti di liquefazione in corso), metano sintetico domani (miscele di idrogeno, prodotto con il gas naturale, miscelato con CO2), idrogeno green dopodomani (prodotto con elettrolisi da elettricità rinnovabile). In concorrenza con il “tutto elettrico”, il che è anche un bene. Pure qui sono importanti le tempistiche, che devono tenere conto delle velocità di sostituzione dei mezzi che già usano il GNL.

Attenzione alle fughe in avanti. Per fare buone uova la gallina ha bisogno di un’aia ampia. Se si restringe, la gallina può deperire, e non produrre più uova, o farle fragili, che si rompono, appena le prendi in mano.

Scontiamo alcuni gravi ritardi, non posso scordare che ben otto anni fa, a inizio estate 2012, il Ministero dell’Ambiente quantificò in otto miliardi di metri cubi il potenziale di produzione nazionale di biometano. La liquefazione per produrre bioGNL è attività convenzionale nel Nord Europa e ConferenzaGNL organizzò un apposito workshop su questo già nel luglio 2014.

In Italia il bioGNL è ancora ai primi passi ma siamo ottimisti. L’esempio è quanto fatto in pochi anni nel trasporto terrestre pesante, partito anch’esso in ritardo, ma dimostratosi capace di un clamoroso recupero. Potrà essere così anche per il bioGNL, pur scontando alcune distorsioni regolatorie da correggere presto. Soprattutto perché la domanda c’è già, abbondante.

Allora il quesito del momento è: come sta il pennuto? Come ha superato la crisi sanitaria degli scorsi mesi? Che lezioni per il futuro? E poi, che ruolo per l’Italia del GNL di piccola taglia nella revisione triennale in corso della Direttiva DAFI (Development Alternative Fuel Infrastructure) e nei grandi progetti Next Generation e European Green Deal?

Per dare a imprese e associazioni l’opportunità di rispondere a queste domande e alle Istituzioni di commentarle, ConferenzaGNL ha organizzato due Webinar, il primo martedì scorso 16 giugno su: “Infrastrutture GNL e trasporti: dall’emergenza al rilancio”. Il secondo la settimana prossima, martedì 23 giugno, ancora dalle ore 11 alle 13 su: “Filiera italiana GNL nella revisione della DAFI” (è possibile registrarsi).

Diego Gavagnin

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Pubblicato il
20 Giugno 2020

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