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Da un’impresa di Carrara mini foresta in Amazzonia

CARRARA – Dalle cave di marmo e dai cantieri edili impegnati in una scelta green a una piccola ma sempre più florida foresta in Amazzonia, affidata alla cura di ragazzi indios che finalmente hanno trovato una scuola che li educhi all’agricoltura sostenibile. Questo il percorso avviato (e tutt’oggi in atto) dall’azienda San Colombano di Carrara, un’impresa edile ligure-toscana che si candida a diventare in tempi brevi la prima azienda italiana (operante in un settore così delicato come quello delle costruzioni edili) a ottenere il certificato di “carbon neutrality”, ovvero la prova di emissioni zero di CO2.

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Presa per mano e diventata un vero e proprio testimonial di “Save the Planet”, la San Colombano (salita agli onori delle cronache per l’operazione ad alto contenuto logistico di riempimento degli spazi a mare del nuovo porto di Savona-Vado, utilizzando 800.000 tonnellate dei residui delle cave di marmo di Carrara) si è da sempre contraddistinta per l’impegno nell’abbattimento delle emissioni di carbonio nei suoi cantieri e nei lavori estrattivi di cava.

Ed è proprio da questo impegno che è nato il progetto, entrato in questi giorni in fase matura con la prospettiva a breve di imprimere una nuova accelerazione, di finanziare con la marginalità sui ricavi derivanti dagli appalti e dai lavori edili, lo sviluppo della “foresta San Colombano”, ovvero la realizzazione di una piccola foresta in Amazzonia, a Manaus, in grado di emettere, attraverso i suoi alberi giovani, quantitativi di ossigeno tali da “compensare” le emissioni, sia pure ridotte di CO2 in Italia.

“Un progetto globale – sottolinea Edoardo Vernazza, presidente della San Colombano – che traguarda un approccio mondiale al problema dell’inquinamento e che vede il suo fattore caratterizzante anche nella “Escola Agricola”, un piccolo istituto di formazione professionale, dove già 11 bambini imparano, a Manaus, nel cuore dell’Amazzonia, le regole base per una nuova convivenza anche fra agricoltura e foresta, nella visione di una tutela del polmone verde del mondo”.

Il concetto alla base di questo progetto è che ogni albero è in grado di emettere ossigeno che compensa indirettamente nell’atmosfera le emissioni nocive, ovunque queste si realizzino.

Con il lockdown e la chiusura prolungata dei cantieri, il percorso della San Colombano verso la “carbon neutrality” ha segnato una brusca accelerazione e la società di Carrara sta ora mettendo a punto un meccanismo di implementazione nelle gare di appalto di fattori di sostenibilità e sviluppo ambientale.

Grazie anche a questi progetti di decarbonizzazione, la San Colombano Costruzioni ha ottenuto la prima certificazione in Europa per l’economia circolare AFNOR rilasciata da Bureau Veritas.

“L’obiettivo ambizioso – prosegue Vernazza – è quello di costruire all’interno dei contratti una formula magica di capitalismo sostenibile, il cosiddetto capitalismo degli stakeholders, che per le aziende si traduce nell’assunzione di precise responsabilità nei confronti di tutti i players con i quali interagiscono, fra cui gli azionisti, ma anche i dipendenti, i clienti, la comunità e il pianeta, nel pieno rispetto degli SDG (Sustainable Development Goals)”.

“Ciò significherà, già a partire dai prossimi mesi, più alberi piantati nella mini-foresta italiana di Manaus, ma anche più ragazzi in grado di studiare e fra anni di mettere a disposizione di una delle regioni più sensibili del mondo, la loro capacità di compenetrare sviluppo e ambiente”.

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Pubblicato il
30 Settembre 2020

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