Crisi chip, paga specialmente l’auto

TOKYO – I più colpiti, al momento, sono Toyota e Volkswagen, ovvero big più big del mondo dell’auto: ma anche Stellantis, General Motors e altri marchi  considerati minori sono minacciati dalla crisi dei chip. Le previsioni più pessimistiche parlano di un taglio alla produzione delle auto che potrebbe arrivare tra il 30 e il 40 per cento, e durerebbe almeno fino a metà dell’anno prossimo. A catena, rischia di entrare in crisi anche l’intero trasporto navale delle car-carriers, che interessa tanti porti italiani.

Perché i chip sono diventati così rari (e quindi, ovviamente, costosi)? Secondo gli analisti di questo mercato il chip crunch è iniziato durante la pandemia, quando alcuni stabilimenti hanno dovuto chiudere i battenti a causa del lockdown. Non solo. Secondo News Motori con il lockdown, molte persone che erano costrette a stare a casa hanno acquistato in massa questi dispositivi: anno chip le consolle dei videogiochi, i computer, i telefonini e molti altri strumenti tecnologici. Quindi c’è stato un aumento della domanda in un momento caratterizzato da una riduzione della produzione. Completa il quadro il fatto che le aziende produttrici non si aspettavano un’impennata della domanda. Anzi, si aspettavano un calo. E così sul mondo delle auto, già in piena crisi Covid, si è scatenata una sorta di tempesta perfetta. Tanto pesante che sempre secondo gli analisti diventa difficile mantenere i piani internazionali di “elettrificazione” della produzione dell’auto entro in 2035, fino a due anni fa dati per scontati.

C’è infine anche l’incetta delle materie rare alla base dei chip, fatta in particolare dalla Cina, che rimane uno dei più grandi produttori del mondo. A conferma che oggi le guerre non si fanno più con le armi tradizionali, ma con le più raffinate tecniche del mercato.

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