Imperativo: più energia rinnovabile
RIMINI – L’impennata dei prezzi energetici, dovuta principalmente al gas tre volte più caro rispetto ai livelli pre-pandemia, non frenerà la transizione energetica. Lo sostiene la società di ricerca Althesys che ha presentato il suo studio al convegno riminese “Fare i conti con la transizione ecologica”. Al contrario – sostiene Althesis – al di là delle difficoltà congiunturali, contribuirà ad accelerarla. La trasformazione del sistema energetico – cioè la diffusione delle fonti rinnovabili, delle nuove tecnologie e delle politiche per contenere le emissioni di CO2 – non è la responsabile dei rincari, ma potrà invece contribuire a mitigarli. Gli aumenti sono infatti legati alla pressione su tutti i mercati delle materie prime causata dalla ripresa economica più rapida delle attese, con prezzi in crescita e offerta bassa, con una situazione finanziaria in Cina critica e con comportamenti degli investitori divisi fra la speculazione e la paura del futuro.
Alessandro Marangoni, ceo della società di consulenza e ricerche economiche Althesys e a capo del team di ricerca di Irex, al convegno “Fare i conti con la transizione energetica” di Rimini ha però detto anche che “La spinta dei prezzi, che si tradurrà in inflazione, sta già frenando la ripresa economica – ha detto l’economista -: l’industria potrebbe subire il colpo arrestando alcune produzioni, mentre le famiglie si trovano ad affrontare forti rincari su gas e luce nonostante le misure del Governo, efficaci nel breve periodo ma certamente non risolutive se la crisi durerà più a lungo”.
La transizione verso tecnologie più sostenibili di produzione e consumo dell’energia vede tutti i paesi in ritardo sulla riduzione delle emissioni. L’UE è andata più veloce del resto dei Paesi Ocse, ma deve comunque accelerare il ritmo di 2,5 volte rispetto agli ultimi cinque anni, se intende arrivare a emissioni nette zero al 2050. L’Italia segue la tendenza europea, ma il suo ritmo è di recente rallentato, e deve ormai moltiplicare per tre lo sforzo per arrivare all’obiettivo, con investimenti stimati al 2030 sui 145 miliardi di euro e con un benefico effetto sul Pil e sull’occupazione. “I costi della transizione vanno confrontati con quelli dell’inazione: è importante sottolinearlo – ribadisce Marangoni -. Non affrontare la sfida climatica vuol dire incorrere in danni sociali ed economici difficili da stimare, ma sicuramente molto ingenti: fino al 5% del PIL”.
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L’approccio corretto per non incorrere in extra-costi della transizione consiste nel seguire la curva marginale di costo di abbattimento dei gas serra, che mette in ordine gli interventi dai meno costosi, o addirittura benefici, ai più costosi. Una curva che deve essere aggiornata costantemente, poiché soggetta a cambiamenti per via del progresso tecnologico e della variazione dei costi delle materie prime.
“Al momento – conclude Marangoni – le due cose da fare con massima priorità sono aumentare la penetrazione delle fonti rinnovabili nel mix energetico, in particolare quelle elettriche, ed elettrificare i consumi finali come mobilità e riscaldamento degli ambienti”.
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