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Palermo, bacini che vanno (e verranno)

PALERMO – Lo scorso settembre era andato via, in Turchia, il vecchio bacino da 50 mila tonnellate: adesso è toccato al fratello minore, quello da 19 mila. Tre ore di manovre e quattro rimorchiatori sono serviti, infatti, per disancorare il bacino galleggiante di proprietà della Vulcano Shipyard che lo aveva acquistato dalla Regione siciliana la scorsa primavera e accompagnarne la partenza alla volta della Turchia per la probabile demolizione. Un’operazione che ha reso il porto di Palermo finalmente libero da intralci alla navigazione.

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“Abbiamo vinto una battaglia che tutti ritenevano persa in partenza: siamo riusciti a spostare i due bacini, quello da 50 mila tonnellate e quello da 19 mila, che deturpavano lo specchio acqueo del porto di Palermo sin dagli anni ’70”, ha commentato Pasqualino Monti, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Occidentale. “Siamo davvero felici e fieri: quello che è avvenuto oggi è un miracolo, il lavoro più complesso tra i tanti portati a termine finora, la cui gestazione ha richiesto ben quattro anni di impegno. Voglio ringraziare la Regione siciliana che ha collaborato con noi per consentire l’eliminazione di tutta quella inutile ferraglia che invadeva il bacino storico del porto, degradandolo e rendendolo inadeguato a ospitare le navi di ultima generazione, finalmente in grado di riappropriarsi della loro piena capacità di manovra. La soddisfazione è doppia perché abbiamo ottenuto due risultati che riguardano sia la funzionalità che l’estetica: possiamo finalmente ospitare navi XL, ora nelle condizioni di entrare in porto in tutta sicurezza e, allo stesso tempo, abbiamo recuperato la bellezza dello skyline del nostro scalo. Un grande passo avanti”.

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PALERMO – Nessuno crede che Pasqualino Monti e i suoi dell’AdSP vogliano rimanere senza bacini di carenaggio: una tradizione di quel porto, sia pure trascurata negli ultimi anni pre-Monti quando le priorità sono state altre. Semplicemente, i due bacini galleggianti obsoleti e in disarmo ingombravano banchine destinate ai traffici – come ha detto qui a fianco il presidente dell’AdSP – e inoltre avevano dimensioni non adatte alle navi d’oggi, sempre più grandi.

Palermo avrà presto, secondo quanto hanno già fatto sapere sia l’AdSP che Fincantieri un bacino molto più grande e moderno: si punta alle grandi navi da crociera ma anche alle altre tipologie cui Palermo sta offrendo servizi importanti. Alle spalle di tutto c’è il rilancio della Fincantieri in loco; che correttamente ha programmato un hub adatto alla sospirata ripresa dei collegamenti con l’Africa Settentrionale, quando il Mediterraneo riprenderà ad essere un mare di traffici più che intensi per ricostruire e ammodernare quella sponda del Mare Nostrum che decenni di guerre interne hanno trasformato in un fiammeggiante cimitero di civiltà.

A.F

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Pubblicato il
12 Gennaio 2022

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